Rischio maremoto. Le attività

Attività Rischio maremoto

Le coste del Mediterraneo sono state interessate nel corso dei secoli da numerosi eventi di maremoto che hanno trovato la loro origine nell’elevata sismicità dell’area. Proprio in considerazione dell’esposizione a tale rischio delle coste del territorio italiano, il 17 febbraio 2017 è stata firmata la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che istituisce il SiAM-Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti generati da terremoti nel Mar Mediterraneo, sotto il coordinamento del Dipartimento della protezione civile.

All’interno di questo Sistema, l’Ingv - Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - che opera attraverso il Cat (Centro di allerta tsunami) - ha il compito di valutare, nell’area di propria competenza, la possibilità che un terremoto di magnitudo uguale o superiore a 5.5, con epicentro in mare o vicino alla costa, possa generare un maremoto e di stimare i tempi di arrivo dell’onda lungo i differenti tratti di costa. I dati mareografici forniti dall'Ispra - Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale consentono di confermare o meno l’eventuale maremoto. Sulla base delle valutazioni del Cat, il Dipartimento della Protezione Civile – tramite la Sala Situazioni Italia – ha il compito di diffondere i messaggi di allerta per attivare, nel minor tempo possibile, il Servizio nazionale di protezione civile.

In attuazione di quanto previsto dalla Direttiva istitutiva del SiAM, il 15 novembre 2018, è uscito in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Capo Dipartimento contenente le Indicazioni per l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile per il rischio maremoto. Scopo principale del provvedimento, fornire alle diverse componenti e strutture operative del Servizio nazionale elementi utili alla pianificazione di protezione civile, in relazione a questo specifico rischio, per la salvaguardia della popolazione presente lungo le coste.

In merito al SiAM è importante sottolineare che, nonostante la scienza della previsione rapida e accurata dei maremoti abbia compiuto negli ultimi anni importanti passi avanti, non è sempre possibile emanare tempestivamente un’allerta e che la valutazione effettuata dal Cat dell’Ingv non assicura la certezza che a valle dell’emissione dell’allerta si verifichi un evento di maremoto e non garantisce nemmeno che l’impatto di un maremoto sulla costa sia sempre preceduto dall’emissione del messaggio di allerta. Inoltre, nel caso di terremoti tsunamigenici molto vicini alle coste italiane, l’arrivo dei messaggi di allerta SiAM potrebbe avvenire, nelle aree prossime all’area origine del terremoto, in tempi non sufficienti per attivare le misure preventive di salvaguardia della popolazione. In generale quindi, è di fondamentale importanza che il cittadino sappia riconoscere i fenomeni precursori di un maremoto e conosca le norme di autoprotezione. Per questo, è importante avviare attività di prevenzione, finalizzate alla riduzione del rischio e alla diffusione delle conoscenze di protezione civile.

In ambito SiAM, vengono adottati due livelli di allerta che dipendono dalla severità stimata del maremoto sulle coste italiane. Tali livelli, nonché il tempo di arrivo teorico della prima onda di maremoto sulla costa, sono stimati ai forecast point che corrispondono a specifiche coordinate geografiche (situate lungo la costa). In analogia ai livelli di allerta adottati in tutto il Mediterraneo, i livelli di allerta sono:

Arancione (Advisory): indica che le coste italiane potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza inferiore a 0,5 metri e/o con un run up inferiore a 1 metro;
Rosso (Watch): indica che le coste italiane potrebbero essere colpite da un’onda di maremoto con un’altezza superiore a 0,5 metri e/o con un run up superiore a 1 metro.

dove per “run up” si intende la massima quota topografica raggiunta dall’onda di maremoto durante la sua ingressione (inondazione) rispetto al livello medio del mare.

Le zone costiere da evacuare in caso di allerta Arancione o Rossa sono definite nelle mappe di inondazione elaborate da Ispra, in cui al livello di allerta Arancione è associata la “zona di allertamento 1” mentre al livello di allerta Rosso è associata la “zona di Allertamento 2”. Sulla base dell’ampiezza delle zone di allertamento, della loro vulnerabilità, nonché delle caratteristiche delle vie di allontanamento e delle capacità operative del sistema territoriale, le amministrazioni comunali possono valutare se mantenere le due zone di allertamento distinte, o in alternativa, aggregarle in un'unica zona (“zona unica - allerta rossa/arancione”). Tali mappe sono consultabili al link http://sgi2.isprambiente.it/tsunamimap/ dove, al momento, sono disponibili solo quelle relative alle zone di allertamento per le Regioni Calabria e Sicilia.

Le mappe elaborate da Ispra, ancora preliminari, sono state realizzate secondo una metodologia speditiva utilizzata e accreditata anche a livello internazionale. Si basano su un recente modello di pericolosità probabilistica per gli tsunami generati da terremoti (S-PTHA, Seismic - PTHA), prodotto nell’ambito del progetto TSUMAPS-NEAM, co-finanziato dal DGECHO e coordinato da INGV. Ulteriori dettagli sono disponibili nell’Allegato 1 alle Indicazioni operative. Al momento, rappresentano le migliori informazioni a disposizione sulla base dei dati fruibili a livello nazionale. Sono quindi aperte ad affinamenti, in funzione della qualità e della risoluzione dei dati di base cartografici e dell’evoluzione delle metodologie di elaborazione.

I messaggi di allerta maremoto in ambito SiAM sono emessi quando il Cat dell’Ingv registra un evento sismico, nell’area di propria competenza, tale da rendere probabile un maremoto con impatto significativo sulle coste italiane. Al messaggio di allerta possono essere associati due livelli di allerta: rosso o arancione.

I messaggi di allerta possono essere seguiti da messaggi di:

aggiornamento, quando, sulla base di nuove acquisizioni di dati o rielaborazioni per uno stesso evento, si verificano variazioni nella stima dei parametri sismici tali da determinare una variazione in aumento del livello di allerta rispetto a quello già emesso;

revoca, quando l'evento sismico registrato non dà realmente luogo all'evento di maremoto o dà luogo a un maremoto di modestissima entità. L’emissione di questo messaggio annulla il precedente messaggio di allerta;

conferma, quando attraverso l'analisi dei dati di livello del mare si registra la conferma strumentale di onde di maremoto. Tale messaggio viene emesso successivamente a un messaggio di allerta o di aggiornamento dell’allerta;

fine evento vengono emessi al termine di un evento di maremoto, quando le variazioni del livello del mare osservate sui mareografi disponibili ritornano a essere confrontabili con i livelli registrati precedentemente al maremoto. Questo messaggio chiude tutti i messaggi d'allerta emessi prima in relazione al medesimo evento.

In ambito SiAM, viene diramato anche un messaggio di:
informazione, che non costituisce un’allerta ma indica che è improbabile che l’eventuale maremoto produca un impatto significativo sulle coste italiane; tuttavia, entro 100 km circa dall’epicentro del terremoto si possono generare localmente variazioni nelle correnti e moti ondosi anomali.

Per la diramazione delle allerte, che deve necessariamente avvenire in tempi rapidi, il Dipartimento della protezione civile – che opera all’interno del SiAM – non può basarsi sulla procedura normalmente utilizzata per gli altri rischi di protezione civile, in cui i messaggi di allertamento sono diffusi attraverso le Regioni e/o le Prefetture. I tempi ristretti con cui si propagano le onde di maremoto nel Mar Mediterraneo richiedono infatti l’impiego di un sistema centralizzato in grado di attivare contemporaneamente le diverse istituzioni del Servizio Nazionale di Protezione Civile.

In tale ottica, il Dipartimento ha sviluppato la Piattaforma tecnologica SiAM, in grado di distribuire simultaneamente i messaggi di allerta ad un variegato gruppo di soggetti – tra Componenti, Strutture Operative e Società erogatrici di Servizi - individuati nell’allegato 2 della Direttiva SiAM e successivamente integrati nell’Allegato 2 delle Indicazioni Operative. Si precisa che la Piattaforma non raggiunge direttamente la popolazione che deve quindi essere allertata attraverso le modalità definite nel piano di protezione civile comunale, in raccordo con le pianificazioni degli altri livelli territoriali.

La Piattaforma è stata costruita per ricevere in modo automatico i messaggi di allerta diramati dal CAT dell’Ingv, contenenti l’indicazione degli eventi sismici potenzialmente tsunamigenici. Una volta verificata la validità formale dei messaggi, la Piattaforma avvierà la catena di distribuzione degli stessi a tutti i recapiti contenuti nella propria anagrafica, seguendo un doppio canale di distribuzione che prevede l’invio di SMS ed email. E’ in corso di sviluppo anche l’utilizzo dell’IVR - Interactive Voice Response (messaggio vocale registrato).
 

La strategia generale adottata nelle Indicazioni operative per la salvaguardia della popolazione, in caso di diramazione di un’allerta maremoto, consiste nell’allontanamento preventivo della popolazione presente nelle zone costiere a rischio. Tale allontanamento dalle zone esposte, in generale, può essere verticale, quando si raggiungono i piani più alti degli edifici o comunque quote topografiche più alte rispetto alla costa (vedi Allegato 3 alle Indicazioni operative oppure orizzontale, quando ci si allontana dalla costa a rischio verso l’entroterra. La strategia si traduce in attività e misure di salvaguardia che vengono dettagliate nelle Indicazioni operative.

In particolare:

In caso di messaggio di allerta rossa o arancione, l’unica fase operativa che si può attivare è quella di Allarme, poiché il maremoto è generato da un evento non prevedibile e, in questo contesto, la conferma del suo reale innesco avviene in tempi limitati che non consentono di attivare fasi operative precedenti. La fase operativa di Allarme prevede le azioni che i soggetti dovranno attuare per agevolare l’allontanamento della popolazione e la messa in sicurezza delle infrastrutture presenti sul territorio, laddove possibile. In sintesi, in questa fase, i Comuni costieri devono attuare i propri piani di emergenza e attivare le procedure per allertare la popolazione; le Regioni devono attivare le procedure di gestione del flusso di informazione con i Comuni Costieri coinvolti nell’allerta; le Strutture Operative, le Regioni, le Province e le Prefetture-UTG devono mettere in atto le indispensabili azioni di supporto ai Comuni, ciascuno per quanto di competenza, attivando – se previsto – i propri piani di settore. In questa fase, il Dipartimento della protezione civile valuta l’eventuale convocazione del Comitato Operativo e, in raccordo con Ingv e Ispra, segue l’evoluzione dell’allerta fornendo ogni aggiornamento disponibile. Il Dipartimento si occupa inoltre di dare, più tempestivamente possibile, informazioni agli organi di stampa.

Anche i messaggi di Aggiornamento e Conferma, contenendo l’informazione sui livelli di allerta, sono associati alla Fase operativa di Allarme.

In caso di diramazione di un messaggio di informazione, le principali misure riguardano il livello territoriale – come amministrazioni comunali e strutture operative di livello territoriale – e consistono in attività di informazione alla popolazione, volte a fornire elementi di conoscenza sull’evento in corso e attività di verifica dell’effettiva fruibilità delle risorse disponibili sul territorio. A livello nazionale, le attività del SiAM consistono nel seguire l’evoluzione dell’evento; in particolare, il Dipartimento mantiene uno stretto raccordo con le Strutture operative e le Regioni costiere per monitorare eventuali situazioni di criticità locali e fornisce le necessarie informazioni agli organi di stampa.

Nel caso in cui si verificasse realmente un evento di maremoto, interessando parzialmente o totalmente i tratti di costa allertati, ancor prima della ricezione del messaggio di Fine Evento, si devono mettere in atto le azioni operative connesse alla gestione dell’emergenza previste nelle pianificazioni dei vari livelli territoriali. La risposta operativa deve avvenire in funzione delle effettive conseguenze che si sono manifestate sul territorio, a partire dall’attivazione del livello comunale, per arrivare, se necessario, a quella dell’intero Servizio nazionale della protezione civile. In relazione alla situazione in atto e sulla base di esigenze di carattere operativo valutate in tempo reale, potrà essere necessaria la convocazione del Comitato Operativo da parte del Dipartimento della protezione civile - qualora non già attivato durante la fase di Allarme – o l’istituzione di una Di.Coma.C., per garantire il coordinamento in loco della gestione dell’emergenza.

Infine, nel caso di un messaggio di Revoca, che è sempre preceduto da un messaggio di Allarme, pur non essendosi realmente generato un maremoto, potrebbe rendersi necessaria un’attività di gestione del rientro alla normalità, oltre alle azioni operative già poste in essere alla ricezione del messaggio di allerta. Tale attività deve essere supportata da una diffusa comunicazione alla popolazione che contempli sia informazioni legate al significato del messaggio stesso, sia quelle sulle modalità più appropriate di rientro alle condizioni precedenti all'Allerta.

In attuazione della Direttiva istitutiva del SiAM, le Indicazioni operative del Dipartimento hanno lo scopo di fornire ai livelli territoriali (Regioni Province, Comuni), alle Strutture operative e ai gestori dei Servizi essenziali e della mobilità elementi utili ai fini dell’elaborazione o aggiornamento delle rispettive pianificazioni di protezione civile.

Le Indicazioni prevedono che le pianificazioni di livello territoriale debbano essere articolate in funzione dei diversi messaggi SiAM e che i vari livelli declinino l’informazione ricevuta dal livello nazionale in specifiche procedure in grado di rispondere alle peculiari esigenze del territorio. Per quanto riguarda invece la pianificazione delle azioni necessarie a gestire l’emergenza, queste devono essere analoghe a quelle previste per il rischio sismico, con il necessario adattamento alla diversa tipologia di rischio. In particolare, per il rischio maremoto, è necessario verificare che le sedi dei centri di coordinamento e le aree di emergenza non siano situate in aree ricadenti nelle zone di allertamento 1 o 2.

In generale, le pianificazioni delle Regioni e quelle di livello provinciale devono sia garantire il necessario supporto alle attività dei comuni costieri, nelle fasi di pianificazione, allertamento della popolazione e gestione dell’emergenza sia prevedere attività specifiche in relazioni ai propri compiti istituzionali. Le Regioni, per esempio, devono promuovere esercitazioni, studi e approfondimenti (in termini di pericolosità, vulnerabilità dell’edificato e delle vie di allontanamento, sulle modalità di allontanamento, ect.) tenendo conto dell’esposizione al rischio e delle risorse utilizzabili. Le Prefetture, tra le tante attività, devono definire le modalità di gestione dell’ordine pubblico per facilitare l’allontanamento “vigilato” della popolazione.

La parte più consistente delle Indicazioni operative sulle Pianificazioni di protezione civile è quella rivolta ai Comuni. In particolare, il documento prevede che i piani comunali siano organizzati in quattro sezioni principali, contenenti indicazioni su: la pericolosità delle coste e le zone di allertamento, le procedure di allertamento della popolazione; il modello di intervento e le principali attività; le attività di informazione e comunicazione. In particolare, nella descrizione del modello di intervento, si raccomanda ai Comuni di individuare nel proprio Piano di protezione civile le vie di allontanamento della popolazione dalla costa a rischio e si suggerisce loro, per garantire un allontanamento efficace e ordinato della popolazione, di valutare la possibilità di predisporre una segnaletica di emergenza, di cui si fornisce uno standard nell’Allegato 4 alle Indicazioni operative.

Sulla base della strategia generale nelle Indicazioni operative, anche le componenti e le strutture operative che ricevono la messaggistica di allerta, devono predisporre le pianificazioni per l’integrazione del proprio intervento, in ambito di protezione civile, con le attivazioni dei livelli nazionale e territoriali, nel rispetto dell’organizzazione interna e della propria catena di comando e controllo. Queste pianificazioni, definite interne, devono essere organizzate in modo da prevedere procedure e attività finalizzate alla salvaguardia delle proprie risorse umane e strumentali eventualmente presenti nelle zone a rischio.
In particolare, l’Autorità marittima e le Prefetture- UTG con le Forze dello Stato presenti sul territorio, dovranno elaborare una specifica pianificazione di settore.