Domande e risposte sul rischio vulcanico e il bradisismo ai Campi Flegrei

Pozzuoli, Napoli, 2012 - La solfatara di Pozzuoli nei Campi Flegrei

È una struttura vulcanica composta da un’area ribassata di forma quasi circolare che si è formata per effetto di grandi eruzioni esplosive del passato.​ E' quindi diversa, morfologicamente, dal tipico vulcano a forma di cono.​ La caldera dei Campi Flegrei si estende da Monte di Procida a Posillipo e comprende anche una parte sottomarina nel Golfo di Pozzuoli.​ Nel 1538 si è verificata l’ultima eruzione.​ Da allora la caldera è quiescente, cioè “dormiente”, ma mostra segnali di attività quali:​ sismicità​, fumarole​, deformazioni del suolo​.

Il termine "bradisismo" deriva dal greco «bradýs», lento e «seismós», che significa scossa.​ È una deformazione del suolo che comporta fasi di lento abbassamento alternate a fasi di sollevamento più rapido.​ Il sollevamento rapido può essere accompagnato da numerosi terremoti (sciami sismici) che generalmente non raggiungono magnitudo elevate ma, essendo molto superficiali, si avvertono facilmente e potrebbero in alcuni casi provocare danni a edifici e infrastrutture ad elevata vulnerabilità.​ Il fenomeno è noto ai Campi Flegrei ma anche in diverse caldere vulcaniche nel mondo (es. Long Valley, U.s.a.; Rabaul, Papua Nuova Guinea).​

Purtroppo, non è possibile prevedere la durata di questo fenomeno.

A cura dell’Ufficio Stampa INGV e del Gruppo di lavoro INGV vulcani

Attualmente il bradisismo determina un sollevamento del suolo, causato da una spinta dal profondo che deforma le rocce sovrastanti e ne provoca l’innalzamento. Nel deformarsi, le rocce possono arrivare al limite di rottura. Il terremoto è l’effetto di questa rottura delle rocce.

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Al termine delle crisi bradisismiche degli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, la fase di abbassamento del suolo non portò a sismicità percepita dalla popolazione. Questo ha fatto ipotizzare che le risposte della crosta indotte da sollecitazioni durante la fase di sollevamento siano diverse da quelle durante la fase di abbassamento (subsidenza)

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La sismicità è la risposta alla sollecitazione indotta dai processi deformativi ed è generalmente localizzata in quelle aree in cui la deformazione è maggiore o dove la crosta terrestre mostra zone di debolezza, o anche dove c’è maggiore presenza di fluidi che facilitano la rottura.

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L’area dei Campi Flegrei è soggetta a periodi di sollevamento del suolo e periodi di abbassamento. La fase bradisismica precedente è durata due anni circa, quella attuale perdura - come sollevamento - dal 2005.

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L’Osservatorio vesuviano dell’Ingv che monitora l’area con una fitta rete multi-parametrica non ha mai evidenziato connessioni tra l’assenza di gas nel sito Solfatara ed il verificarsi di terremoti.​

Il verificarsi di terremoti di maggiore magnitudo e frequenza di accadimento può dipendere sia dall’accumulo continuo di sforzo indotto da una deformazione che da 20 anni sollecita la crosta terrestre, sia anche da repentini incrementi nella velocità di sollevamento che ne incrementano il comportamento fragile con fratture più frequenti, che liberano maggiore energia elastica.

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Gli studi più recenti, che considerano sia analisi statistiche sia la sismicità storica dell’area, per terremoti legati al bradisismo stimano una magnitudo massima attesa tra 4.5 e 5.0.

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Un terremoto viene avvertito quando le onde sismiche da esso generate giungono in superficie in una zona abitata con energia sufficiente a causare uno scuotimento percepito dalle persone; oltre al caso di un terremoto forte, ciò può accadere anche con eventi sismici di magnitudo più piccola, localizzati molto vicino a un centro abitato. Due edifici vicini possono rispondere in modo diverso alle sollecitazioni di un terremoto perché le loro tipologie costruttive sono diverse o ancora perché, nonostante la vicinanza, esiste sempre la possibilità che i terreni e le rocce su cui essi sono fondati possano avere caratteristiche differenti.

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Quando durante un evento sismico si sentono rumori provenienti dalla struttura edilizia, dopo essersi messi al sicuro, occorre seguire le indicazioni di Protezione Civile e rivolgersi agli uffici preposti del Comune o dei VVF.

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Un eventuale allontanamento della popolazione verrà disposto​ nella "zona di intervento ristretta" solo nel caso in cui deformazioni del suolo e la sismicità fossero così importanti da provocare danni strutturali significativi agli edifici e alle infrastrutture e criticità tali da non poter più garantire, in modo efficace, i servizi essenziali per i cittadini.

La percezione dell’odore di zolfo, frequente in alcune aree dei Campi Flegrei, è variabile e dipende dalla direzione in cui spirano i venti, dalle variazioni di pressione atmosferica e da possibili variazioni del tasso di emissione dei gas.

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I gas che fuoriescono dalle fumarole sono, per lo più, vapore acqueo e anidride carbonica, unitamente a piccole quantità di altri gas.

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Studi specifici sull’attività delle caldere indicano che i periodi di “unrest” (fase di “agitazione” di un vulcano) di lunga durata sono spesso non eruttivi, cioè le crisi bradisismiche in molti casi non culminano in un’eruzione, come avvenuto anche negli anni ‘70 e ‘80.​ Tuttavia, in alcuni casi, anche nelle caldere gli “unrest” possono precedere un’eruzione.​

Studi probabilistici basati sulla storia eruttiva passata dei Campi Flegrei dicono che le eruzioni più probabili sono quelle di bassa energia (del tipo di quella del Monte Nuovo, del 1538). Gli eventi più energetici sono considerati via via meno probabili, fino ad eventi di tipo Pliniano, considerati poco probabili anche se non con probabilità nulla. Il piano di protezione civile tuttavia è dimensionato per un’eruzione di energia media.

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Dal 2012 il protrarsi delle variazioni di alcuni parametri geofisici e geochimici monitorati dalle reti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio vesuviano (aumento della sismicità​, cambiamenti nella composizione geochimica delle fumarole e dei gas dal suolo, sollevamento del suolo) hanno reso opportuno innalzare l’allerta al livello giallo e attivare la fase operativa di attenzione. ​

Unrest è una parola inglese che significa irrequietezza. Si usa spesso in ambito vulcanologico per indicare quel periodo in cui un vulcano attivo ma quiescente, cioè non interessato da attività eruttiva, emette segnali che tradiscono - appunto - una certa ‘irrequietezza’. Esempi tipici sono l’incremento dell’attività sismica, la deformazione del suolo, oppure variazioni nella quantità e tipologia dei gas emessi. La fase di unrest può culminare con la ripresa dell’attività eruttiva, oppure terminare senza conseguenze, con una progressiva diminuzione dei segnali registrati. La durata di questa irrequietezza può essere molto variabile, da pochi giorni fino a decine di anni. I vulcani che entrano in una fase di unrest sono sottoposti ad una stretta sorveglianza.

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La zona rossa è l’area per cui l’evacuazione preventiva è, in caso di “allarme”, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione. È infatti esposta al pericolo di invasione di flussi piroclastici che, per le loro elevate temperature e velocità, rappresentano il fenomeno più pericoloso per le persone. Sono ricompresi in zona rossa i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto; parte dei Comuni di Giugliano in Campania e di Marano di Napoli; alcuni quartieri di Napoli: Soccavo, Pianura, Bagnoli, Fuorigrotta e parte dei quartieri di San Ferdinando, Posillipo, Chiaia, Arenella, Vomero, Chiaiano e Montecalvario.
Nell'area vivono circa 500mila abitanti.

La zona gialla è l’area, che in caso di eruzione è esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Per quest’area potrebbero essere necessari allontanamenti temporanei della popolazione che risiede in edifici resi vulnerabili o difficilmente accessibili dall’accumulo di ceneri Nella zona gialla ricadono i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli e Casavatore e 24 quartieri del Comune di Napoli: Arenella, Avvocata, Barra, Chiaia, Chiaiano, Mercato, Miano, Montecalvario, Pendino, Piscinola, Poggioreale, Porto, San Carlo all’Arena, San Ferdinando, San Giovanni a Teduccio, San Giuseppe, San Lorenzo, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Stella, Vicaria, Vomero e Zona Industriale. 
Nell'area vivono oltre 800mila abitanti.

Solo i comuni della zona rossa individuati dal Piano per il rischio vulcanico ai Campi Flegrei.​
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In questo modo, i cittadini dei Comuni della zona rossa potranno usufruire, oltre che dell’alloggio, anche della assistenza sanitaria, della continuità scolastica e dei servizi essenziali. Piccole aree interne non sono dotate delle strutture pubbliche necessarie a supportare e sostenere un incremento importante della popolazione (ad es. gli 80mila abitanti di Pozzuoli).​
La popolazione residente nelle zone rosse e gialle per il rischio vulcanico al Vesuvio e Campi Flegrei è pari a circa il 50% della popolazione campana. Una ricollocazione in regione avrebbe un impatto in termini di vivibilità nonché in termini organizzativi, difficilmente gestibile​.
Comunque, chi dispone di un'altra soluzione alloggiativa in Regione (purché al di fuori della zona rossa) ​può sempre scegliere l'autonoma sistemazione.​

La zona gialla è definita in base alla probabilità di ricaduta di ceneri e del loro accumulo in spessori tali da poter causare danni. Tale probabilità, a sua volta, dipende dalla direzione del vento al momento dell'eruzione. Poiché nell'area napoletana studi di meteorologia hanno dimostrato che, nell'arco delle diverse stagioni, i venti spirano mediamente in direzione Est-SudEst, le aree che si trovano sottovento rispetto alla caldera sono quelle che con maggiore probabilità saranno investite dalla ricaduta di ceneri.

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Sul sito dell’Osservatorio Vesuviano dell’INGV e su questo sito del Dipartimento della Protezione Civile è possibile conoscere tutte le informazioni sullo Stato di attività e sui Livelli di allerta dei Campi Flegrei. Inoltre, sul sito “Io Non Rischio” sono pubblicate tutte le indicazioni per le azioni e i comportamenti da tenere. È bene, inoltre, consultare sempre le pagine web del proprio Comune di residenza.

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Campi Flegrei, Ischia e Vesuvio appartengono alla stessa area vulcanica. Sono vulcani caratterizzati da magmi abbastanza simili. A livello dei serbatoi magmatici superficiali, i tre vulcani sono separati tra loro ed evolvono in maniera indipendente. Tuttavia, essi appartengono alla stessa area vulcanica e sono, probabilmente, da mettere in relazione ad un ambiente geodinamico comune, che ha permesso la formazione di magmi con caratteristiche simili.

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