{"componentChunkName":"component---src-templates-approfondimento-template-it-jsx","path":"/it/sismico/attivita/piano-nazionale-la-prevenzione-del-rischio-sismico/annualita-2012/","result":{"data":{"node":{"drupal_internal__nid":173728,"field_categoria_primaria":"approfondimento","title":"Annualità 2012 - ocdpc 52 del 2013","field_titolo_esteso":"Annualità 2012 - ocdpc 52 del 2013","field_id_contenuto_originale":173729,"field_data":"2016-07-31T15:32:00+02:00","field_tipo_approfondimento":"0","path":{"alias":"/sismico/attivita/piano-nazionale-la-prevenzione-del-rischio-sismico/annualita-2012"},"field_link_esterni":[],"field_abstract":null,"body":{"processed":"
L’ocdpc n. 52 del 20 febbraio 2013, analogamente alle opcm n. 3907/10 e n. 4007/12, regola le modalità di utilizzo dei fondi previsti dall’art. 11 della legge 77/2009 per gli interventi di mitigazione del rischio sismico, sulla base degli indirizzi espressi dalla Commissione istituita con l'opcm 3843/10. La nuova ordinanza, relativa all’annualità 2012, conserva l’articolazione degli interventi già definita nelle precedenti ordinanze, proseguendo nello sviluppo degli studi di microzonazione sismica (MS), analisi della Condizione Limite per l’Emergenza (CLE), interventi sull’edilizia privata, sulle strutture e infrastrutture urbane di particolare importanza per i piani di protezione civile. I finanziamenti sono destinati ai soli comuni nei quali l’accelerazione massima al suolo “ag” è pari o superiore a 0.125g (zone a più elevata pericolosità sismica). Le Regioni sono obbligate a destinare per gli interventi sugli edifici privati da un minimo del 20% fino a un massimo del 40% del finanziamento ad esse assegnato. Non sono obbligate a attivare i contributi le Regioni che ricevono un finanziamento inferiore a 2 milioni di euro.
\nI contributi per gli studi MS sono concessi alle Regioni e agli Enti Locali che cofinanziano la spesa per almeno il 25% del costo. Tale quota di cofinanziamento può essere ridotta al 15% per i comuni che facciano parte di un’unione di comuni in cui non siano presenti studi di MS e analisi della CLE.
\nRelativamente agli interventi sugli edifici pubblici, sono considerati elementi prioritari la vicinanza degli edifici ad una via di fuga prevista dal piano di emergenza provinciale o comunale per il rischio sismico o vulcanico, o il fatto di consentire la fruibilità della via di fuga.
\nA partire da questa annualità, gli studi di MS devono essere obbligatoriamente accompagnati dall’analisi della CLE dell’insediamento urbano, per una maggiore integrazione delle azioni volte a mitigare il rischio sismico e migliorare la gestione delle attività di emergenza subito dopo un terremoto.
Ricordiamo che l’analisi della Condizione limite per l’emergenza (CLE) indica la condizione per cui un insediamento urbano, dopo un terremoto, nonostante i danni subiti interrompano la quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, conserva comunque l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.
\nIl supporto e monitoraggio, a livello nazionale, degli studi di MS e analisi della CLE sono garantiti dalla Commissione tecnica prevista dall’opcm 3907/10 e istituita con Dpcm del 21 aprile 2011. La Commissione Tecnica è supportata dal Cnr, attraverso una convenzione con il Dipartimento della Protezione Civile, per lo svolgimento delle attività istruttorie, l’archiviazione informatica e gestione degli studi consegnati dalle Regioni.
\nGli interventi previsti per l’annualità 2012, come per le annualità precedenti (opcm 3907/10, opcm 4007/11), vengono attuati attraverso programmi delle Regioni e delle Province autonome, a ciascuna delle quali è stata assegnata un’aliquota del fondo complessivo, proporzionale al rischio sismico dell’ambito territoriale, così come calcolato a partire dagli studi dei centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile. La ripartizione delle risorse tra le Regioni è stata definita con il Decreto del Capo Dipartimento del 15 aprile 2013 (GU 160 del 10 luglio 2013).
\nEntro novanta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Capo Dipartimento della Protezione Civile di ripartizione dei fondi, le Regioni preparano le specifiche di realizzazione degli studi di microzonazione sismica, sentiti gli Enti Locali e le inviano alla Commissione Tecnica. Nei successivi sessanta giorni, le Regioni selezionano i realizzatori dei progetti d’indagine nelle aree interessate. Gli elaborati finali devono essere realizzati entro 240 giorni. Le Regioni, sentita la Commissione tecnica, approvano in maniera definitiva gli studi con un certificato di conformità, a cui segue il saldo ai soggetti realizzatori.
Gli studi di microzonazione sismica (almeno di livello 1) sono finanziati con circa 16 milioni di euro.
\nA partire dalla annualità 2012, diventa obbligatorio che gli studi di microzonazione sismica siano accompagnati dall’analisi della CLE dell’insediamento urbano, per una maggiore integrazione delle azioni volte a mitigare il rischio sismico e per migliorare la gestione delle attività in emergenza, subito dopo un terremoto.
I contributi sono concessi alle Regioni e agli Enti Locali che cofinanziano la spesa per almeno il 25% del costo degli studi di microzonazione. Questa quota di cofinanziamento può essere ridotta al 15% per i comuni che facciano parte di un’unione di comuni in cui non siano presenti studi di MS e analisi della CLE.
\nLe Regioni, sentiti gli Enti Locali interessati, individuano con proprio provvedimento i territori nei quali è prioritaria la realizzazione degli studi, definiscono le condizioni minime per realizzarli e individuano le modalità di recepimento normativo di questi studi e dell’analisi CLE nella pianificazione territoriale e di emergenza. Il documento tecnico di riferimento per la realizzazione degli studi è rappresentato dagli “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica”, del 2008 e dal “Manuale per l’analisi della CLE dell’insediamento urbano” (2016). Il supporto e il monitoraggio a livello nazionale degli studi è assicurato sempre dalla Commissione Tecnica interistituzionale, istituita con l’opcm n. 3907 del 13 novembre 2010, che opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile.
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Gli studi di microzonazione sismica (almeno di livello 1) sono finanziati con circa 16 milioni di euro.
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Per gli interventi su edifici e opere pubbliche o su edifici privati, l’ocpdc n. 52 stanzia 170 milioni di euro, ripartiti tra le Regioni in base all’indice medio di rischio. La selezione degli interventi è affidata alla Regioni, che assicurano l’omogeneità dei criteri e delle verifiche sismiche eseguite e assicurano il monitoraggio degli interventi rendicontando annualmente al Dipartimento della Protezione Civile.
\nGli interventi finanziati sono quelli di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione. I contributi non vengono concessi per edifici in aree a rischio idrogeologico in zona R4, né per ruderi o edifici abbandonati, o realizzati in violazione delle norme, e neanche per edifici realizzati o adeguati dopo il 1984, a meno che la classificazione sismica non sia stata successivamente variata in senso sfavorevole.
\nPer gli edifici pubblici (lettera b) le Regioni predispongono i programmi per la realizzazione degli interventi, sentiti i Comuni interessati, e li comunicano al Dipartimento della Protezione Civile.
\nPer gli edifici privati (lettera c) le Regioni, anche per questa annualità, sono obbligate a destinare da un minimo del 20% fino a un massimo del 40% del finanziamento ad esse assegnato complessivamente (170 milioni di euro). Possono non attivare la linea di finanziamento le Regioni che hanno avuto un finanziamento complessivo (edifici pubblici e privati) inferiore a 2 milioni di euro.
\nLe Regioni, d’intesa con i Comuni individuano quelli in cui attivare i contributi. I Comuni predispongono i bandi e registrano le richieste di contributo per poi trasmetterle alle Regioni che devono redigere una graduatoria di priorità, tenendo conto dei seguenti elementi: tipo di struttura, anno di realizzazione, occupazione giornaliera media, classificazione sismica e pericolosità sismica. Le richieste sono ammesse a contributo fino all’esaurimento delle risorse ripartite. I Comuni devono pubblicizzare l’iniziativa mediante affissione del bando sull’albo pretorio e sul sito web del Comune dando informazioni ai cittadini sui tempi e sulla modalità di partecipazione.
Al fine di monitorare lo stato di attuazione di tali interventi da parte del Dipartimento della Protezione Civile e delle Regioni, è stata predisposta una piattaforma web-gis (MePP11), che le Regioni possono raggiungere a questo link: http://egeos.eucentre.it/articoloundici/web/articoloundici
\nIl supporto e il monitoraggio a livello nazionale degli interventi sul patrimonio pubblico e privato è realizzato dal Tavolo Tecnico interistituzionale, istituito con Decreto del Capo del Dipartimento del 16/7/2014 e modificato in data 06/06/2018. Esso comprende rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, delle Regioni e dell’ANCI. Opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile.
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\r\n\r\nGli interventi finanziati sono quelli di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione. I contributi non vengono concessi per edifici in aree a rischio idrogeologico in zona R4, né per ruderi o edifici abbandonati, o realizzati in violazione delle norme, e neanche per edifici realizzati o adeguati dopo il 1984, a meno che la classificazione sismica non sia stata successivamente variata in senso sfavorevole.
\r\nPer gli edifici pubblici (lettera b) le Regioni predispongono i programmi per la realizzazione degli interventi, sentiti i Comuni interessati, e li comunicano al Dipartimento della Protezione Civile.
\r\nPer gli edifici privati (lettera c) le Regioni, anche per questa annualità, sono obbligate a destinare da un minimo del 20% fino a un massimo del 40% del finanziamento ad esse assegnato complessivamente (170 milioni di euro). Possono non attivare la linea di finanziamento le Regioni che hanno avuto un finanziamento complessivo (edifici pubblici e privati) inferiore a 2 milioni di euro.
\r\nLe Regioni, d’intesa con i Comuni individuano quelli in cui attivare i contributi. I Comuni predispongono i bandi e registrano le richieste di contributo per poi trasmetterle alle Regioni che devono redigere una graduatoria di priorità, tenendo conto dei seguenti elementi: tipo di struttura, anno di realizzazione, occupazione giornaliera media, classificazione sismica e pericolosità sismica. Le richieste sono ammesse a contributo fino all’esaurimento delle risorse ripartite. I Comuni devono pubblicizzare l’iniziativa mediante affissione del bando sull’albo pretorio e sul sito web del Comune dando informazioni ai cittadini sui tempi e sulla modalità di partecipazione.
Al fine di monitorare lo stato di attuazione di tali interventi da parte del Dipartimento della Protezione Civile e delle Regioni, è stata predisposta una piattaforma web-gis (MePP11), che le Regioni possono raggiungere a questo link: http://egeos.eucentre.it/articoloundici/web/articoloundici
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\nIn occasione del terremoto aquilano del 6 aprile 2009, situazioni di questo tipo sono state riscontrate sia all’interno del territorio comunale dell’Aquila che in alcuni comuni lontani, come a S.Pio delle Camere, nella frazione di Castelnuovo (circa 30 km a SE dall’epicentro). Sicuramente la qualità delle costruzioni può influire sull’entità del danno, ma spesso le cause vanno ricercate in una differente pericolosità sismica locale, determinata anche dal diverso modo in cui si propaga il terremoto o dall’instabilità del suolo.
Tutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.
\nGli studi storici di Microzonazione Sismica
\nLe problematiche trattate dagli studi di Microzonazione Sismica hanno avuto un forte sviluppo a livello scientifico negli ultimi 40 anni, anche se l’importanza delle caratteristiche di resistenza e stabilità dei suoli in prospettiva sismica era emersa già in epoca passata. A partire dal XVIII secolo, con l’affermarsi della visione illuminista dei fenomeni naturali, era apparso chiaro a molti studiosi che le condizioni locali dei terreni di fondazione condizionavano in modo importante gli effetti del terremoto. Già un secolo fa i criteri informatori delle Norme Tecniche approvate con regio decreto 18 aprile 1909, n. 193, a seguito del disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, riportavano il divieto di nuove costruzioni e ricostruzioni “su terreni posti sopra e presso fratture, franosi o atti comunque a scoscendere, od a comunicare ai fabbricati vibrazioni e sollecitazioni tumultuarie per differente costituzione geologica o diversa resistenza delle singole parti di essi”.
\nIn ambito internazionale, uno studio del 1969 condotto da alcuni studiosi americani in occasione del terremoto di S. Francisco del 1957, evidenziò come nell’ambito della stessa città, a poche centinaia di metri di distanza, lo stesso terremoto avesse provocato scuotimenti decisamente differenti in relazione agli spessori e alle caratteristiche geomeccaniche dei terreni presenti negli strati più superficiali. Da allora sono stati eseguiti molti studi su forti terremoti (es. Friuli, 1976; Irpinia, 1980; Città del Messico, 1985; Kobe, Giappone 1992; Izmit, Turchia 1999; San Giuliano di Puglia, 2002), raccolti dati e informazioni che hanno dimostrato come le caratteristiche locali del territorio possano alterare in maniera evidente l’azione sismica.
Gli obiettivi della Microzonazione Sismica
\nGli studi di Microzonazione Sismica hanno l’obiettivo di razionalizzare la conoscenza sulle alterazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l’emergenza e per la ricostruzione post sisma.
Nella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di intervento, gli studi di Microzonazione Sismica sono condotti su quelle aree per le quali il quadro normativo consenta o preveda l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, la loro potenziale trasformazione a tali fini, o ne preveda l’uso ai fini di protezione civile.
\nGli studi di MS sono di fondamentale importanza nella pianificazione al fine di:
\n- orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti
\n- definire gli interventi ammissibili in una data area
\n- programmare le indagini e i livelli di approfondimento
\n- stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate
\n- definire priorità di intervento.
Tutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.
\nNella pianificazione d’emergenza, sia di livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un piano di emergenza ed in generale delle risorse di protezione civile.
\nLa conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a:
\n- scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili;
\n- individuare, in caso di collasso, i tratti “critici” delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.
Nella fase della ricostruzione la Microzonazione Sismica:
\n- contribuisce a scegliere le aree per le abitazioni temporanee;
\n- fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull’opportunità di ricostruire gli edifici non agibili;
\n- contribuisce a scegliere nuove aree edificabili.
\nNella progettazione di nuove opere o di interventi su opere esistenti, gli studi di Microzonazione Sismica evidenziano la presenza di fenomeni di possibile amplificazione dello scuotimento legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e di fenomeni di instabilità e deformazione permanente attivati dal sisma. Gli studi di Microzonazione Sismica, quindi, possono offrire elementi conoscitivi utili per la progettazione di opere, con differente incisività in funzione del livello di approfondimento e delle caratteristiche delle opere stesse, indirizzando alla scelta delle indagini di dettaglio.
Lo studio di Microzonazione Sismica è uno strumento conoscitivo dalle diverse potenzialità, che ha costi differenti in funzione del livello di approfondimento che si vuole raggiungere:
\n- il livello 1 è un livello propedeutico ai veri e propri studi di MS, in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee
\n- il livello 2 introduce l’elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando ulteriori e mirate indagini, ove necessarie, e definisce una vera carta di MS
\n- il livello 3 restituisce una carta di MS con approfondimenti su tematiche o aree particolari.
\nAl momento di decidere l’esecuzione dello studio, per stabilire il livello di approfondimento occorre tener presente l’utilità che da esso può derivare, in modo da compararla con i costi da affrontare. Il miglioramento della conoscenza prodotto dagli studi di MS può contribuire concretamente, insieme a studi di vulnerabilità ed esposizione, all’ottimizzazione delle risorse rese disponibili per interventi mirati alla mitigazione del rischio sismico.
\nLe modalità tecniche di esecuzione e di applicazione della MS sul territorio italiano sono definite dagli “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica”, approvati recentemente dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (Gruppo di lavoro MS, 2008).
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Dopo un terremoto, l’osservazione dei danni provocati alle costruzioni e alle infrastrutture spesso evidenzia differenze sostanziali in centri abitati anche a piccola distanza tra loro. In alcuni casi si osservano crolli e danni notevoli in località che si trovano a grandi distanze dall’epicentro.
\r\nIn occasione del terremoto aquilano del 6 aprile 2009, situazioni di questo tipo sono state riscontrate sia all’interno del territorio comunale dell’Aquila che in alcuni comuni lontani, come a S.Pio delle Camere, nella frazione di Castelnuovo (circa 30 km a SE dall’epicentro). Sicuramente la qualità delle costruzioni può influire sull’entità del danno, ma spesso le cause vanno ricercate in una differente pericolosità sismica locale, determinata anche dal diverso modo in cui si propaga il terremoto o dall’instabilità del suolo.
\r\n
\r\nTutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.
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\r\nGli studi storici di Microzonazione Sismica
\r\nLe problematiche trattate dagli studi di Microzonazione Sismica hanno avuto un forte sviluppo a livello scientifico negli ultimi 40 anni, anche se l’importanza delle caratteristiche di resistenza e stabilità dei suoli in prospettiva sismica era emersa già in epoca passata. A partire dal XVIII secolo, con l’affermarsi della visione illuminista dei fenomeni naturali, era apparso chiaro a molti studiosi che le condizioni locali dei terreni di fondazione condizionavano in modo importante gli effetti del terremoto. Già un secolo fa i criteri informatori delle Norme Tecniche approvate con regio decreto 18 aprile 1909, n. 193, a seguito del disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, riportavano il divieto di nuove costruzioni e ricostruzioni “su terreni posti sopra e presso fratture, franosi o atti comunque a scoscendere, od a comunicare ai fabbricati vibrazioni e sollecitazioni tumultuarie per differente costituzione geologica o diversa resistenza delle singole parti di essi”.
\r\nIn ambito internazionale, uno studio del 1969 condotto da alcuni studiosi americani in occasione del terremoto di S. Francisco del 1957, evidenziò come nell’ambito della stessa città, a poche centinaia di metri di distanza, lo stesso terremoto avesse provocato scuotimenti decisamente differenti in relazione agli spessori e alle caratteristiche geomeccaniche dei terreni presenti negli strati più superficiali. Da allora sono stati eseguiti molti studi su forti terremoti (es. Friuli, 1976; Irpinia, 1980; Città del Messico, 1985; Kobe, Giappone 1992; Izmit, Turchia 1999; San Giuliano di Puglia, 2002), raccolti dati e informazioni che hanno dimostrato come le caratteristiche locali del territorio possano alterare in maniera evidente l’azione sismica.
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\r\nGli obiettivi della Microzonazione Sismica
\r\nGli studi di Microzonazione Sismica hanno l’obiettivo di razionalizzare la conoscenza sulle alterazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l’emergenza e per la ricostruzione post sisma.
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\r\nNella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di intervento, gli studi di Microzonazione Sismica sono condotti su quelle aree per le quali il quadro normativo consenta o preveda l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, la loro potenziale trasformazione a tali fini, o ne preveda l’uso ai fini di protezione civile.
\r\nGli studi di MS sono di fondamentale importanza nella pianificazione al fine di:
\r\n- orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti
\r\n- definire gli interventi ammissibili in una data area
\r\n- programmare le indagini e i livelli di approfondimento
\r\n- stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate
\r\n- definire priorità di intervento.
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\r\nTutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.
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\r\nNella pianificazione d’emergenza, sia di livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un piano di emergenza ed in generale delle risorse di protezione civile.
\r\nLa conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a:
\r\n- scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili;
\r\n- individuare, in caso di collasso, i tratti “critici” delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.
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\r\nNella fase della ricostruzione la Microzonazione Sismica:
\r\n- contribuisce a scegliere le aree per le abitazioni temporanee;
\r\n- fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull’opportunità di ricostruire gli edifici non agibili;
\r\n- contribuisce a scegliere nuove aree edificabili.
\r\nNella progettazione di nuove opere o di interventi su opere esistenti, gli studi di Microzonazione Sismica evidenziano la presenza di fenomeni di possibile amplificazione dello scuotimento legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e di fenomeni di instabilità e deformazione permanente attivati dal sisma. Gli studi di Microzonazione Sismica, quindi, possono offrire elementi conoscitivi utili per la progettazione di opere, con differente incisività in funzione del livello di approfondimento e delle caratteristiche delle opere stesse, indirizzando alla scelta delle indagini di dettaglio.
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\r\nLo studio di Microzonazione Sismica è uno strumento conoscitivo dalle diverse potenzialità, che ha costi differenti in funzione del livello di approfondimento che si vuole raggiungere:
\r\n- il livello 1 è un livello propedeutico ai veri e propri studi di MS, in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee
\r\n- il livello 2 introduce l’elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando ulteriori e mirate indagini, ove necessarie, e definisce una vera carta di MS
\r\n- il livello 3 restituisce una carta di MS con approfondimenti su tematiche o aree particolari.
\r\nAl momento di decidere l’esecuzione dello studio, per stabilire il livello di approfondimento occorre tener presente l’utilità che da esso può derivare, in modo da compararla con i costi da affrontare. Il miglioramento della conoscenza prodotto dagli studi di MS può contribuire concretamente, insieme a studi di vulnerabilità ed esposizione, all’ottimizzazione delle risorse rese disponibili per interventi mirati alla mitigazione del rischio sismico.
\r\nLe modalità tecniche di esecuzione e di applicazione della MS sul territorio italiano sono definite dagli “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica”, approvati recentemente dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (Gruppo di lavoro MS, 2008).
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Si definisce come Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.
\nL’analisi della CLE è stata introdotta con l’opcm 4007/12 che regola l’utilizzo dei fondi previsti dall’art. 11 della legge 77/09 (Fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico) per l’annualità 2011 e viene condotta in concomitanza agli studi di microzonazione sismica (MS). Si esegue pertanto a livello comunale, anche se è possibile effettuarla anche a livello intercomunale.
\nL’analisi della CLE non può prescindere dal piano di emergenza o di protezione civile ed è un'attività che serve per verificare le scelte contenute nel piano.
\n L’analisi comporta:
a) l’individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni strategiche per l’emergenza;
b) l’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale, degli edifici e delle aree di cui al punto a) e gli eventuali elementi critici;
c) l’individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale.
L’analisi della CLE dell’insediamento urbano viene effettuata utilizzando degli standard di archiviazione e rappresentazione cartografica dei dati, raccolti attraverso una apposita modulistica predisposta dalla Commissione Tecnica per gli studi di MS, istituita dall’OPCM 3907/2010 (art. 5 commi 7 e 8), ed emanata con apposito decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile.
In particolare, l’analisi prevede la compilazione di 5 schede:
\nSi definisce come Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.
L’analisi della CLE è stata introdotta con l’opcm 4007/12 che regola l’utilizzo dei fondi previsti dall’art. 11 della legge 77/09 (Fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico) per l’annualità 2011 e viene condotta in concomitanza agli studi di microzonazione sismica (MS). Si esegue pertanto a livello comunale, anche se è possibile effettuarla anche a livello intercomunale.
L’analisi della CLE non può prescindere dal piano di emergenza o di protezione civile ed è un'attività che serve per verificare le scelte contenute nel piano.
L’analisi comporta:
a) l’individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni strategiche per l’emergenza;
b) l’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale, degli edifici e delle aree di cui al punto a) e gli eventuali elementi critici;
c) l’individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale.
L’analisi della CLE dell’insediamento urbano viene effettuata utilizzando degli standard di archiviazione e rappresentazione cartografica dei dati, raccolti attraverso una apposita modulistica predisposta dalla Commissione Tecnica per gli studi di MS, istituita dall’OPCM 3907/2010 (art. 5 commi 7 e 8), ed emanata con apposito decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile.
In particolare, l’analisi prevede la compilazione di 5 schede:
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
\nVISTO l'art. 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni;
VISTO il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
VISTO il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 ed in particolare l'art. 1, comma 1 e l'art. 11, con il quale viene istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico;
VISTO il decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito con modificazione dalla legge 12 luglio 2012, n. 100;
VISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 19 gennaio 2010, n. 3843 e, in particolare, l'art. 13 che, per l'attuazione del citato art. 11, nomina un'apposita Commissione, composta da 10 membri prescelti tra esperti in materia sismica, di cui uno con funzioni di Presidente, che, entro trenta giorni dalla nomina, definisce gli obiettivi ed i criteri per l'individuazione degli interventi per la prevenzione del rischio sismico;
VISTO il decreto del Capo Dipartimento della protezione civile del 28 gennaio 2010, che ha costituito la predetta Commissione;
VISTO il documento recante gli obiettivi ed i criteri prodotto dalla predetta Commissione, che individua, come interventi di riduzione del rischio sismico finanziabili gli studi di microzonazione sismica, gli interventi di riduzione del rischio su opere pubbliche strategiche e rilevanti e gli interventi di riduzione del rischio su edifici privati;
VISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003, n. 3274, recante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica», che, al comma 3 dell'art. 2, prevede l'obbligo di verifica sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici ed opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, con priorità per edifici ed opere situate nelle zone sismiche 1 e 2;
VISTO l'art. 2, comma 4, della medesima ordinanza 20 marzo 2003, n. 3274, che stabilisce che il Dipartimento della protezione civile provveda, tra l'altro, ad individuare le tipologie degli edifici e delle opere che presentano le caratteristiche di cui al comma 3, ed a fornire ai soggetti competenti le necessarie indicazioni per le relative verifiche tecniche che dovranno stabilire il livello di adeguatezza di ciascuno di essi rispetto a quanto previsto dalle norme;
VISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 21 ottobre 2003, n. 3685, recante «Disposizioni attuative dell'art. 2, commi 2, 3 e 4, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003», con il quale, tra l'altro, sono state rispettivamente definite per quanto di competenza statale le tipologie degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile e quelle degli edifici e delle opere che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, nonché le indicazioni per le verifiche tecniche da realizzare su edifici ed opere rientranti nelle predette tipologie;
VISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004 pubblicata nel supplemento ordinario n. 39 della Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2004 «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile» e successive modificazioni ed integrazioni;
VISTO in particolare il punto 3 della suddetta direttiva, che stabilisce i compiti, le funzioni e l'organizzazione della rete dei Centri funzionali per le finalità di protezione civile e dei Centri di competenza;
VISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 settembre 2012, recante la definizione dei principi per l'individuazione ed il funzionamento dei Centri di competenza;
VISTO il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, 14 gennaio 2008 emanato di concerto con il Ministro dell'interno e con il Capo del dipartimento della protezione civile, con il quale è stato approvato il testo aggiornato delle norme tecniche per le costruzioni;
VISTI gli indirizzi e criteri per la microzonazione sismica approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 13 novembre 2008;
VISTO l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 che, per normativa di settore, ha previsto la soppressione delle erogazioni di contribuiti a carico del bilancio dello Stato per le Province autonome di Trento e Bolzano;
VISTA la nota del Ministero dell'economia e delle finanze del 3 settembre 2010;
VISTA l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907 del 13 novembre 2010, con la quale è stato disciplinato l'utilizzo dei fondi disponibili per l'annualità 2010 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative di riduzione del rischio sismico;
VISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4007 del 29 febbraio 2012, con la quale è stato disciplinato l'utilizzo dei fondi disponibili per l'annualità 2011 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative di riduzione del rischio sismico;
RITENUTO necessario disciplinare la ripartizione e l'utilizzo dei fondi disponibili per l'annualità 2012 ai sensi del predetto art. 11, al fine di proseguire tempestivamente le concrete iniziative di riduzione del rischio sismico avviate con la citata Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907/2010;
ACQUISITO il concerto del Ministero dell'economia e delle finanze;
ACQUISITO il parere della Conferenza unificata nella seduta del 24 gennaio 2013;
Dispone:
\nArt. 1
\nArt. 2
\nArt. 3
\nArt. 4
\nArt. 5
\nArt. 6
\nArt. 7
\nTabella 1
\nAb ≤ 2.500 - Contributo: 11.250,00€
\n2.500 < ab. ≤ 5.000 - Contributo: 14.250,00€
\n5.000 < ab. ≤ 10.000 - Contributo: 17.250,00€
\n10.000 < ab. ≤ 25.000 - Contributo: 20.250,00€
\n25.000 < ab. ≤ 50.000 - Contributo: 24.750,00€
\n50.000 < ab. ≤ 100.000 - Contributo: 27.750,00€
\n100.000 < ab - Contributo: 32.250,00€
\n
Art. 8
Art. 9
\nArt. 10
\nArt. 11
\nArt. 12
\nArt. 13
\nArt. 14
\nArt. 15
\nArt. 16
\nArt. 17
\nArt. 18
\nArt. 19
\nArt. 20
\nTabella 2
\nAb ≤ 2.500 - Contributo 3.000,00 €
\n2.500 < ab. ≤ 5.000 - Contributo 3.000,00 €
\n5.000 < ab. ≤ 10.000 - Contributo 3.000,00 €
\n10.000 < ab. ≤ 25.000 - Contributo 3.000,00 €
\n25.000 < ab. ≤ 50.000 - Contributo 5.000,00 €
\n50.000 < ab. ≤ 100.000 - Contributo 5.000,00 €
\n100.000 < ab - Contributo 7.000,00 €
\n
Art. 21
\nTabella 3
\nAb ≤ 2.500 - Contributo 12.750,00€
\n2.500 < ab. ≤ 5.000 - Contributo 16.150,00€
\n5.000 < ab. ≤ 10.000 - Contributo 19.550,00 €
\n10.000 < ab. ≤ 25.000 - Contributo 22.950,00 €
\n25.000 < ab. ≤ 50.000 - Contributo 28.050,00 €
\n50.000 < ab. ≤ 100.000 - Contributo 31.450,00 €
\n100.000 < ab - Contributo 36.550,00 €
\n
Art. 22
\nLa presente ordinanza sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
\nRoma, 20 febbraio 2013
\nIl Capo del Dipartimento: Gabrielli
\n","value":"
IL CAPO DEL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
\r\n\r\nVISTO l'art. 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni;
\r\nVISTO il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
\r\nVISTO il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 ed in particolare l'art. 1, comma 1 e l'art. 11, con il quale viene istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico;
\r\nVISTO il decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito con modificazione dalla legge 12 luglio 2012, n. 100;
\r\nVISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 19 gennaio 2010, n. 3843 e, in particolare, l'art. 13 che, per l'attuazione del citato art. 11, nomina un'apposita Commissione, composta da 10 membri prescelti tra esperti in materia sismica, di cui uno con funzioni di Presidente, che, entro trenta giorni dalla nomina, definisce gli obiettivi ed i criteri per l'individuazione degli interventi per la prevenzione del rischio sismico;
\r\nVISTO il decreto del Capo Dipartimento della protezione civile del 28 gennaio 2010, che ha costituito la predetta Commissione;
\r\nVISTO il documento recante gli obiettivi ed i criteri prodotto dalla predetta Commissione, che individua, come interventi di riduzione del rischio sismico finanziabili gli studi di microzonazione sismica, gli interventi di riduzione del rischio su opere pubbliche strategiche e rilevanti e gli interventi di riduzione del rischio su edifici privati;
\r\nVISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 marzo 2003, n. 3274, recante «Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica», che, al comma 3 dell'art. 2, prevede l'obbligo di verifica sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici ed opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, con priorità per edifici ed opere situate nelle zone sismiche 1 e 2;
\r\nVISTO l'art. 2, comma 4, della medesima ordinanza 20 marzo 2003, n. 3274, che stabilisce che il Dipartimento della protezione civile provveda, tra l'altro, ad individuare le tipologie degli edifici e delle opere che presentano le caratteristiche di cui al comma 3, ed a fornire ai soggetti competenti le necessarie indicazioni per le relative verifiche tecniche che dovranno stabilire il livello di adeguatezza di ciascuno di essi rispetto a quanto previsto dalle norme;
\r\nVISTO il decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 21 ottobre 2003, n. 3685, recante «Disposizioni attuative dell'art. 2, commi 2, 3 e 4, dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003», con il quale, tra l'altro, sono state rispettivamente definite per quanto di competenza statale le tipologie degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile e quelle degli edifici e delle opere che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, nonché le indicazioni per le verifiche tecniche da realizzare su edifici ed opere rientranti nelle predette tipologie;
\r\nVISTA la direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 febbraio 2004 pubblicata nel supplemento ordinario n. 39 della Gazzetta Ufficiale n. 59 dell'11 marzo 2004 «Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile» e successive modificazioni ed integrazioni;
\r\nVISTO in particolare il punto 3 della suddetta direttiva, che stabilisce i compiti, le funzioni e l'organizzazione della rete dei Centri funzionali per le finalità di protezione civile e dei Centri di competenza;
\r\nVISTO il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 14 settembre 2012, recante la definizione dei principi per l'individuazione ed il funzionamento dei Centri di competenza;
\r\nVISTO il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, 14 gennaio 2008 emanato di concerto con il Ministro dell'interno e con il Capo del dipartimento della protezione civile, con il quale è stato approvato il testo aggiornato delle norme tecniche per le costruzioni;
\r\nVISTI gli indirizzi e criteri per la microzonazione sismica approvati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 13 novembre 2008;
\r\nVISTO l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 che, per normativa di settore, ha previsto la soppressione delle erogazioni di contribuiti a carico del bilancio dello Stato per le Province autonome di Trento e Bolzano;
\r\nVISTA la nota del Ministero dell'economia e delle finanze del 3 settembre 2010;
\r\nVISTA l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907 del 13 novembre 2010, con la quale è stato disciplinato l'utilizzo dei fondi disponibili per l'annualità 2010 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative di riduzione del rischio sismico;
\r\nVISTA l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 4007 del 29 febbraio 2012, con la quale è stato disciplinato l'utilizzo dei fondi disponibili per l'annualità 2011 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative di riduzione del rischio sismico;
\r\nRITENUTO necessario disciplinare la ripartizione e l'utilizzo dei fondi disponibili per l'annualità 2012 ai sensi del predetto art. 11, al fine di proseguire tempestivamente le concrete iniziative di riduzione del rischio sismico avviate con la citata Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3907/2010;
\r\nACQUISITO il concerto del Ministero dell'economia e delle finanze;
\r\nACQUISITO il parere della Conferenza unificata nella seduta del 24 gennaio 2013;
Dispone:
\r\n\r\nArt. 1
\r\n\r\nArt. 2
\r\n\r\nArt. 3
\r\n\r\nArt. 4
\r\n\r\n
\r\nArt. 5
\r\nArt. 6
\r\nArt. 7
Tabella 1
\r\nAb ≤ 2.500 - Contributo: 11.250,00€
\r\n2.500 < ab. ≤ 5.000 - Contributo: 14.250,00€
\r\n5.000 < ab. ≤ 10.000 - Contributo: 17.250,00€
\r\n10.000 < ab. ≤ 25.000 - Contributo: 20.250,00€
\r\n25.000 < ab. ≤ 50.000 - Contributo: 24.750,00€
\r\n50.000 < ab. ≤ 100.000 - Contributo: 27.750,00€
\r\n100.000 < ab - Contributo: 32.250,00€
\r\n
\r\nArt. 8
\r\nArt. 9
\r\nArt. 10
\r\nArt. 11
\r\nArt. 12
\r\nArt. 13
\r\nArt. 14
\r\nArt. 15
\r\nArt. 16
\r\nArt. 17
\r\nArt. 18
\r\nArt. 19
\r\nArt. 20
Tabella 2
\r\nAb ≤ 2.500 - Contributo 3.000,00 €
\r\n2.500 < ab. ≤ 5.000 - Contributo 3.000,00 €
\r\n5.000 < ab. ≤ 10.000 - Contributo 3.000,00 €
\r\n10.000 < ab. ≤ 25.000 - Contributo 3.000,00 €
\r\n25.000 < ab. ≤ 50.000 - Contributo 5.000,00 €
\r\n50.000 < ab. ≤ 100.000 - Contributo 5.000,00 €
\r\n100.000 < ab - Contributo 7.000,00 €
\r\n
Art. 21
\r\n\r\nTabella 3
\r\nAb ≤ 2.500 - Contributo 12.750,00€
\r\n2.500 < ab. ≤ 5.000 - Contributo 16.150,00€
\r\n5.000 < ab. ≤ 10.000 - Contributo 19.550,00 €
\r\n10.000 < ab. ≤ 25.000 - Contributo 22.950,00 €
\r\n25.000 < ab. ≤ 50.000 - Contributo 28.050,00 €
\r\n50.000 < ab. ≤ 100.000 - Contributo 31.450,00 €
\r\n100.000 < ab - Contributo 36.550,00 €
\r\n
\r\nArt. 22
\r\nLa presente ordinanza sarà pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 20 febbraio 2013
\r\nIl Capo del Dipartimento: Gabrielli
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Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.50 del 28 febbraio 2013
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Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile
Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni e integrazioni;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
Visto l'art. 1, comma 1, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77;
Visto il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 ed, in particolare, l'art. 11, con il quale viene istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico;
Visto il decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 100;
Visto l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che ha previsto la soppressione delle erogazioni di contribuiti a carico del bilancio dello Stato per le province autonome di Trento e Bolzano;
Vista l'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n. 52, che ha disciplinato i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico, previsti dal citato art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, ed, in particolare, l'art. 1 comma 3, che rimanda l'individuazione delle procedure, della modulistica e degli strumenti informatici necessari alla gestione degli interventi previsti nella citata ordinanza, all'adozione di decreti del Capo del Dipartimento;
Ritenuto necessario ripartire tra le Regioni i fondi disponibili per l'annualita' 2012 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative di riduzione del rischio sismico;
Tenuto conto che le modalita' di ripartizione dei finanziamenti per l'annualita' 2012 sono stabilite dalla richiamata ordinanza del Capo
Dipartimento della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n. 52;
Decreta:
\nArt. 1
\nLa ripartizione delle risorse, di cui all'art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, tra le Regioni per l'annualita' 2012, determinata sulla base dei criteri riportati nell'Allegato 2 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n. 52, e' indicata nella tabella 1 di seguito riportata, per le voci di cui all'art. 2, comma 1, lettera a) e lettere b) e c). La quota del fondo relativa alle province autonome di Trento e Bolzano, ammontante ad euro 927.724,51, e' acquisita al bilancio dello Stato come previsto dal comma 4, dell'art. 3 dell'ordinanza citata in attuazione del disposto dell'art. 2, comma 109 della legge 23 dicembre 2009, n. 191.
\nTabella 1: Ripartizione del Fondo tra le Regioni per l'annualità 2012
\nRegione n° Comuni* Finanziamento (euro) lettera a) Finanziamento (euro) lettere b) + c) Abruzzo 276 1.153.233,00 12.253.100,60 Basilicata 117 710.681,63 7.550.992,33 Calabria 402 2.274.773,62 24.169.469,75 Campania 426 2.207.914,25 23.459.088,93 Emilia-Romagna 283 985.281,61 10.468.617,08 Friuli - Venezia Giulia 202 562.732,41 5.979.031,90 Lazio 299 984.207,63 10.457.206,07 Liguria 111 170.285,30 1.809.281,31 Lombardia 202 183.329,60 1.947.877,03 Marche 239 739.066,71 7.852.583,75 Molise 134 814.487,46 8.653.929,27 Piemonte 141 127.667,84 1.356.470,84 Puglia 84 709.435,51 7.537.752,32 Sicilia 282 2.233.201,27 23.727.763,52 Toscana 247 658.532,03 6.996.902,77 Umbria 92 757.504,17 8.048.481,86 Veneto 335 647.861,69 6.883.530,43 Totale € 15.920.195,73 € 169.152.079,76\n
(*) i comuni sono riportati nell'allegato 7 dell'ordinanza del Capo Dipartimenti della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n.52
\nArt. 2
\n1. Nell'ambito del finanziamento complessivo di cui all'art. 2, comma 1, lettere b) e c) dell'ordinanza sopra citata, le Regioni individuano la somma da destinare ai contributi per gli interventi strutturali degli edifici privati di cui alla lettera c) del medesimo comma 1, nei limiti di cui al comma 5, dell'art. 2 dell'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile del 20 febbraio 2013, n. 52, e ne danno comunicazione al medesimo Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri entro il termine di 45 giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
\nArt. 3
\n 1. Il monitoraggio degli interventi, finanziati con le risorse del Fondo per la prevenzione del rischio sismico, viene effettuato con procedure informatizzate che prevedono:
a) la trasmissione da parte delle Regioni alla Commissione di cui al comma 7, dell'art. 5 dell'ordinanza n. 3907/10, degli atti relativi alla realizzazione degli studi di microzonazione sismica di cui al comma 1, dell'art. 5 della medesima ordinanza e delle analisi della Condizione Limite per l'Emergenza di cui all'art. 18 dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52;
b) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di intervento sugli edifici pubblici strategici ricadenti nel loro territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 2 e 3 dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52 e la descrizione delle caratteristiche dell'immobile presenti nelle schede di verifica sismica ed, in particolare, dell'indice di rischio sismico;
c) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di intervento sugli edifici privati ricadenti nel loro territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 4 e 4-bis dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52 e la descrizione delle caratteristiche previste nel modello di richiesta di contributo di cui all'allegato 4 all'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52, con calcolo automatico del punteggio e del contributo massimo concedibile;
d) la trasmissione da parte delle Regioni al Dipartimento della protezione civile dei resoconti annuali delle attivita' secondo i modelli riportati nell'allegato 1 al presente decreto;
e) uno strumento di supporto per trasformare gli indici di rischio sismico derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, in indici di rischio coerenti con quelli derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzioni emanate con decreto ministeriale del 14 gennaio 2008.
2. Ulteriori eventuali procedure e strumenti di cui al comma 3, dell'art. 1 dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52, relativi agli studi di microzonazione sismica e all'analisi della Condizione Limite per l'Emergenza (CLE), saranno predisposti dalla Commissiome Tecnica
di cui al comma 7, dell'art. 5 della citata ordinanza n. 3907 del 13 novembre 2010.
Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dellaRepubblica italiana.
\nRoma, 15 aprile 2013
\nIl Capo del Dipartimento: Gabrielli
\nRegistrato alla Corte dei conti il 14 giugno 2013
Presidenza del Consiglio dei ministri, registro n. 5, foglio n. 302
Ripartizione delle risorse di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 20 febbraio 2013, n. 52, emanata in attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, per l'annualita' 2012.
Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile
Vista la legge 24 febbraio 1992, n. 225 e successive modificazioni e integrazioni;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
Visto l'art. 1, comma 1, del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77;
Visto il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 ed, in particolare, l'art. 11, con il quale viene istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico;
Visto il decreto-legge 15 maggio 2012, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 16 luglio 2012, n. 100;
Visto l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che ha previsto la soppressione delle erogazioni di contribuiti a carico del bilancio dello Stato per le province autonome di Trento e Bolzano;
Vista l'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n. 52, che ha disciplinato i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico, previsti dal citato art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, ed, in particolare, l'art. 1 comma 3, che rimanda l'individuazione delle procedure, della modulistica e degli strumenti informatici necessari alla gestione degli interventi previsti nella citata ordinanza, all'adozione di decreti del Capo del Dipartimento;
Ritenuto necessario ripartire tra le Regioni i fondi disponibili per l'annualita' 2012 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative di riduzione del rischio sismico;
Tenuto conto che le modalita' di ripartizione dei finanziamenti per l'annualita' 2012 sono stabilite dalla richiamata ordinanza del Capo
Dipartimento della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n. 52;
Decreta:
Art. 1
La ripartizione delle risorse, di cui all'art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, tra le Regioni per l'annualita' 2012, determinata sulla base dei criteri riportati nell'Allegato 2 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n. 52, e' indicata nella tabella 1 di seguito riportata, per le voci di cui all'art. 2, comma 1, lettera a) e lettere b) e c). La quota del fondo relativa alle province autonome di Trento e Bolzano, ammontante ad euro 927.724,51, e' acquisita al bilancio dello Stato come previsto dal comma 4, dell'art. 3 dell'ordinanza citata in attuazione del disposto dell'art. 2, comma 109 della legge 23 dicembre 2009, n. 191.
Tabella 1: Ripartizione del Fondo tra le Regioni per l'annualità 2012
Regione | n° Comuni* | Finanziamento (euro) lettera a) | Finanziamento (euro) lettere b) + c) |
Abruzzo | 276 | 1.153.233,00 | 12.253.100,60 |
Basilicata | 117 | 710.681,63 | 7.550.992,33 |
Calabria | 402 | 2.274.773,62 | 24.169.469,75 |
Campania | 426 | 2.207.914,25 | 23.459.088,93 |
Emilia-Romagna | 283 | 985.281,61 | 10.468.617,08 |
Friuli - Venezia Giulia | 202 | 562.732,41 | 5.979.031,90 |
Lazio | 299 | 984.207,63 | 10.457.206,07 |
Liguria | 111 | 170.285,30 | 1.809.281,31 |
Lombardia | 202 | 183.329,60 | 1.947.877,03 |
Marche | 239 | 739.066,71 | 7.852.583,75 |
Molise | 134 | 814.487,46 | 8.653.929,27 |
Piemonte | 141 | 127.667,84 | 1.356.470,84 |
Puglia | 84 | 709.435,51 | 7.537.752,32 |
Sicilia | 282 | 2.233.201,27 | 23.727.763,52 |
Toscana | 247 | 658.532,03 | 6.996.902,77 |
Umbria | 92 | 757.504,17 | 8.048.481,86 |
Veneto | 335 | 647.861,69 | 6.883.530,43 |
Totale | € 15.920.195,73 | € 169.152.079,76 |
(*) i comuni sono riportati nell'allegato 7 dell'ordinanza del Capo Dipartimenti della Protezione Civile 20 febbraio 2013, n.52
Art. 2
1. Nell'ambito del finanziamento complessivo di cui all'art. 2, comma 1, lettere b) e c) dell'ordinanza sopra citata, le Regioni individuano la somma da destinare ai contributi per gli interventi strutturali degli edifici privati di cui alla lettera c) del medesimo comma 1, nei limiti di cui al comma 5, dell'art. 2 dell'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile del 20 febbraio 2013, n. 52, e ne danno comunicazione al medesimo Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri entro il termine di 45 giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Art. 3
1. Il monitoraggio degli interventi, finanziati con le risorse del Fondo per la prevenzione del rischio sismico, viene effettuato con procedure informatizzate che prevedono:
a) la trasmissione da parte delle Regioni alla Commissione di cui al comma 7, dell'art. 5 dell'ordinanza n. 3907/10, degli atti relativi alla realizzazione degli studi di microzonazione sismica di cui al comma 1, dell'art. 5 della medesima ordinanza e delle analisi della Condizione Limite per l'Emergenza di cui all'art. 18 dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52;
b) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di intervento sugli edifici pubblici strategici ricadenti nel loro territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 2 e 3 dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52 e la descrizione delle caratteristiche dell'immobile presenti nelle schede di verifica sismica ed, in particolare, dell'indice di rischio sismico;
c) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di intervento sugli edifici privati ricadenti nel loro territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 4 e 4-bis dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52 e la descrizione delle caratteristiche previste nel modello di richiesta di contributo di cui all'allegato 4 all'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52, con calcolo automatico del punteggio e del contributo massimo concedibile;
d) la trasmissione da parte delle Regioni al Dipartimento della protezione civile dei resoconti annuali delle attivita' secondo i modelli riportati nell'allegato 1 al presente decreto;
e) uno strumento di supporto per trasformare gli indici di rischio sismico derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, in indici di rischio coerenti con quelli derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi delle Norme Tecniche per le Costruzioni emanate con decreto ministeriale del 14 gennaio 2008.
2. Ulteriori eventuali procedure e strumenti di cui al comma 3, dell'art. 1 dell'ordinanza del 20 febbraio 2013, n. 52, relativi agli studi di microzonazione sismica e all'analisi della Condizione Limite per l'Emergenza (CLE), saranno predisposti dalla Commissiome Tecnica
di cui al comma 7, dell'art. 5 della citata ordinanza n. 3907 del 13 novembre 2010.
Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dellaRepubblica italiana.
Roma, 15 aprile 2013
Il Capo del Dipartimento: Gabrielli
Registrato alla Corte dei conti il 14 giugno 2013
Presidenza del Consiglio dei ministri, registro n. 5, foglio n. 302
Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.160 del 10 luglio 2013
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