{"componentChunkName":"component---src-templates-approfondimento-template-it-jsx","path":"/it/sismico/attivita/piano-nazionale-la-prevenzione-del-rischio-sismico/annualita-2015/","result":{"data":{"node":{"drupal_internal__nid":670283,"field_categoria_primaria":"approfondimento","title":"Annualità 2015 - ocpdc 344 del 2016","field_titolo_esteso":"Annualità 2015 - ocpdc 344 del 2016","field_id_contenuto_originale":670284,"field_data":"2018-01-23T17:15:00+01:00","field_tipo_approfondimento":"0","path":{"alias":"/sismico/attivita/piano-nazionale-la-prevenzione-del-rischio-sismico/annualita-2015"},"field_link_esterni":[],"field_abstract":null,"body":{"processed":"

I fondi disponibili per la sesta annualità sono disciplinati dall’ocdpc n. 344 del 9 maggio 2016, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 118 del 21 maggio 2016.

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La quota stanziata per il 2015, pari a 145,1 milioni di euro (in diminuzione rispetto alle annualità precedenti, così come previsto dal provvedimento di legge), è ripartita tra le Regioni in modo proporzionale al rischio sismico dell’ambito territoriale.
\nL’ocdpc n. 344 - in modo simile alle ordinanze delle precedenti annualità - regola le modalità di finanziamento degli interventi e prosegue nello sviluppo di quelle azioni che in passato sono state marginalmente, o mai, toccate da specifici provvedimenti: studi di microzonazione sismica, interventi sull’edilizia privata, sulle strutture e infrastrutture cittadine di particolare importanza per i piani di protezione civile, limitando gli interventi alle zone a più elevata pericolosità sismica e alle strutture più vulnerabili.

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Per il 2015, come per le annualità precedenti (salvo la prima, relativa al 2010), le Regioni devono attivare gli interventi sugli edifici privati, da un minimo del 20% a un massimo del 40% del finanziamento loro assegnato, purché questo sia pari o superiore a 2 milioni di euro. Gli interventi, sia sugli edifici privati, sia sulle costruzioni e infrastrutture pubbliche, possono essere di tre tipi: rafforzamento locale, miglioramento sismico, demolizione e ricostruzione, in relazione alle specifiche esigenze.

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Inoltre, a partire dall’annualità 2012 è previsto che gli studi di microzonazione sismica siano sempre accompagnati dall’analisi della Condizione Limite per l’Emergenza-CLE dell’insediamento urbano, per realizzare una maggiore integrazione delle azioni per la mitigazione del rischio sismico e migliorare la gestione delle attività di emergenza subito dopo un terremoto. Viene mantenuto anche per il 2015 il meccanismo di premalità per le unioni di comuni, nelle quali il contributo di cofinanziamento degli studi di MS e analisi della CLE può essere ridotto dal 25% al 15% (lo Stato finanzia l’85% degli studi e delle analisi), come pure viene confermata la possibilità per le Regioni di sperimentare un programma per garantire le condizioni minime per la gestione del sistema di emergenza, individuando in uno o più comuni o unioni di comuni tre edifici strategici che assicurino il coordinamento degli interventi, il soccorso sanitario, l'intervento operativo. Le Regioni che aderiranno potranno finanziare in tali comuni o unione di comuni gli studi di MS e le analisi della CLE senza obbligo di cofinanziamento (il contributo è totalmente a carico dello Stato).

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Gli studi di microzonazione sismica (almeno di livello 1) sono finanziati con circa 16 milioni di euro e devono essere obbligatoriamente accompagnati dall’analisi della CLE dell’insediamento urbano. Il documento tecnico di riferimento per la realizzazione degli studi è rappresentato dagli “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica” (2008) e dal “Manuale per l’analisi della CLE dell’insediamento urbano” (2016).

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I contributi sono concessi alle Regioni e agli Enti Locali che cofinanziano la spesa per almeno il 25% del costo degli studi di microzonazione. Questa quota di cofinanziamento può essere ridotta al 15% per i comuni che facciano parte di un’unione di comuni in cui non siano presenti studi di MS e analisi della CLE. Il supporto e il monitoraggio a livello nazionale degli studi è assicurato sempre dalla Commissione Tecnica interistituzionale, istituita con l’opcm n. 3907 del 13 novembre 2010, che opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile.

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Gli studi di microzonazione sismica (almeno di livello 1) sono finanziati con circa 16 milioni di euro e devono essere obbligatoriamente accompagnati dall’analisi della CLE dell’insediamento urbano. Il documento tecnico di riferimento per la realizzazione degli studi è rappresentato dagli “Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica” (2008) e dal “Manuale per l’analisi della CLE dell’insediamento urbano” (2016).

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I contributi sono concessi alle Regioni e agli Enti Locali che cofinanziano la spesa per almeno il 25% del costo degli studi di microzonazione. Questa quota di cofinanziamento può essere ridotta al 15% per i comuni che facciano parte di un’unione di comuni in cui non siano presenti studi di MS e analisi della CLE. Il supporto e il monitoraggio a livello nazionale degli studi è assicurato sempre dalla Commissione Tecnica interistituzionale, istituita con l’opcm n. 3907 del 13 novembre 2010, che opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile.

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Per gli interventi su edifici e opere pubbliche o su edifici privati, l’ocdpc 344 stanzia 124 milioni di euro, ripartiti tra le Regioni in base all’indice medio di rischio. La selezione degli interventi è affidata alla Regioni, che assicurano l’omogeneità dei criteri e delle verifiche sismiche eseguite e assicurano il monitoraggio degli interventi rendicontando annualmente al Dipartimento della Protezione Civile. 

\n

Gli interventi finanziati sono quelli di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione. I contributi non vengono concessi per edifici in aree a rischio idrogeologico in zona R4, né per ruderi o edifici abbandonati, o realizzati in violazione delle norme, e neanche per edifici realizzati o adeguati dopo il 1984, a meno che la classificazione sismica non sia stata successivamente variata in senso sfavorevole. Per gli edifici pubblici (lettera b) le Regioni predispongono i programmi per la realizzazione degli interventi, sentiti i Comuni interessati, e li comunicano al Dipartimento della Protezione Civile. Per gli edifici privati (lettera c) le Regioni, anche per questa annualità, sono obbligate a destinare da un minimo del 20% fino a un massimo del 40% del finanziamento ad esse assegnato complessivamente (170 milioni di euro). Possono non attivare la linea di finanziamento le Regioni che hanno avuto un finanziamento complessivo (edifici pubblici e privati) inferiore a 2 milioni di euro. Le Regioni, d’intesa con i Comuni individuano quelli in cui attivare i contributi. I Comuni predispongono i bandi e registrano le richieste di contributo per poi trasmetterle alle Regioni che devono redigere una graduatoria di priorità, tenendo conto dei seguenti elementi: tipo di struttura, anno di realizzazione, occupazione giornaliera media, classificazione sismica e pericolosità sismica. Le richieste sono ammesse a contributo fino all’esaurimento delle risorse ripartite. I Comuni devono pubblicizzare l’iniziativa mediante affissione del bando sull’albo pretorio e sul sito web del Comune dando informazioni ai cittadini sui tempi e sulla modalità di partecipazione. 
\n 

\n

Al fine di monitorare lo stato di attuazione di tali interventi da parte del Dipartimento della Protezione Civile e delle Regioni, è stata predisposta una piattaforma web-gis (Mep 11), che le Regioni possono raggiungere al link: http://egeos.eucentre.it/articoloundici/web/articoloundici.

\n

Il supporto e il monitoraggio a livello nazionale degli interventi sul patrimonio pubblico e privato è realizzato dal Tavolo Tecnico interistituzionale, istituito con Decreto del Capo del Dipartimento del 16/7/2014 e modificato in data 06/06/2018. Esso comprende rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, delle Regioni e dell’ANCI. Opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile.

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Per gli interventi su edifici e opere pubbliche o su edifici privati, l’ocdpc 344 stanzia 124 milioni di euro, ripartiti tra le Regioni in base all’indice medio di rischio. La selezione degli interventi è affidata alla Regioni, che assicurano l’omogeneità dei criteri e delle verifiche sismiche eseguite e assicurano il monitoraggio degli interventi rendicontando annualmente al Dipartimento della Protezione Civile. 
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\r\nGli interventi finanziati sono quelli di rafforzamento locale o miglioramento sismico o, eventualmente, di demolizione e ricostruzione. I contributi non vengono concessi per edifici in aree a rischio idrogeologico in zona R4, né per ruderi o edifici abbandonati, o realizzati in violazione delle norme, e neanche per edifici realizzati o adeguati dopo il 1984, a meno che la classificazione sismica non sia stata successivamente variata in senso sfavorevole. Per gli edifici pubblici (lettera b) le Regioni predispongono i programmi per la realizzazione degli interventi, sentiti i Comuni interessati, e li comunicano al Dipartimento della Protezione Civile. Per gli edifici privati (lettera c) le Regioni, anche per questa annualità, sono obbligate a destinare da un minimo del 20% fino a un massimo del 40% del finanziamento ad esse assegnato complessivamente (170 milioni di euro). Possono non attivare la linea di finanziamento le Regioni che hanno avuto un finanziamento complessivo (edifici pubblici e privati) inferiore a 2 milioni di euro. Le Regioni, d’intesa con i Comuni individuano quelli in cui attivare i contributi. I Comuni predispongono i bandi e registrano le richieste di contributo per poi trasmetterle alle Regioni che devono redigere una graduatoria di priorità, tenendo conto dei seguenti elementi: tipo di struttura, anno di realizzazione, occupazione giornaliera media, classificazione sismica e pericolosità sismica. Le richieste sono ammesse a contributo fino all’esaurimento delle risorse ripartite. I Comuni devono pubblicizzare l’iniziativa mediante affissione del bando sull’albo pretorio e sul sito web del Comune dando informazioni ai cittadini sui tempi e sulla modalità di partecipazione. 
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Al fine di monitorare lo stato di attuazione di tali interventi da parte del Dipartimento della Protezione Civile e delle Regioni, è stata predisposta una piattaforma web-gis (Mep 11), che le Regioni possono raggiungere al link: http://egeos.eucentre.it/articoloundici/web/articoloundici.

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Il supporto e il monitoraggio a livello nazionale degli interventi sul patrimonio pubblico e privato è realizzato dal Tavolo Tecnico interistituzionale, istituito con Decreto del Capo del Dipartimento del 16/7/2014 e modificato in data 06/06/2018. Esso comprende rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile, delle Regioni e dell’ANCI. Opera a titolo gratuito presso il Dipartimento della Protezione Civile.

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Dopo un terremoto, l’osservazione dei danni provocati alle costruzioni e alle infrastrutture spesso evidenzia differenze sostanziali in centri abitati anche a piccola distanza tra loro. In alcuni casi si osservano crolli e danni notevoli in località che si trovano a grandi distanze dall’epicentro.
\nIn occasione del terremoto aquilano del 6 aprile 2009, situazioni di questo tipo sono state riscontrate sia all’interno del territorio comunale dell’Aquila che in alcuni comuni lontani, come a S.Pio delle Camere, nella frazione di Castelnuovo (circa 30 km a SE dall’epicentro). Sicuramente la qualità delle costruzioni può influire sull’entità del danno, ma spesso le cause vanno ricercate in una differente pericolosità sismica locale, determinata anche dal diverso modo in cui si propaga il terremoto o dall’instabilità del suolo.

\n

Tutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.

\n

Gli studi storici di Microzonazione Sismica
\nLe problematiche trattate dagli studi di Microzonazione Sismica hanno avuto un forte sviluppo a livello scientifico negli ultimi 40 anni, anche se l’importanza delle caratteristiche di resistenza e stabilità dei suoli in prospettiva sismica era emersa già in epoca passata. A partire dal XVIII secolo, con l’affermarsi della visione illuminista dei fenomeni naturali, era apparso chiaro a molti studiosi che le condizioni locali dei terreni di fondazione condizionavano in modo importante gli effetti del terremoto. Già un secolo fa i criteri informatori delle Norme Tecniche approvate con regio decreto 18 aprile 1909, n. 193, a seguito del disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, riportavano il divieto di nuove costruzioni e ricostruzioni “su terreni posti sopra e presso fratture, franosi o atti comunque a scoscendere, od a comunicare ai fabbricati vibrazioni e sollecitazioni tumultuarie per differente costituzione geologica o diversa resistenza delle singole parti di essi”.
\nIn ambito internazionale, uno studio del 1969 condotto da alcuni studiosi americani in occasione del terremoto di S. Francisco del 1957, evidenziò come nell’ambito della stessa città, a poche centinaia di metri di distanza, lo stesso terremoto avesse provocato scuotimenti decisamente differenti in relazione agli spessori e alle caratteristiche geomeccaniche dei terreni presenti negli strati più superficiali. Da allora sono stati eseguiti molti studi su forti terremoti (es. Friuli, 1976; Irpinia, 1980; Città del Messico, 1985; Kobe, Giappone 1992; Izmit, Turchia 1999; San Giuliano di Puglia, 2002), raccolti dati e informazioni che hanno dimostrato come le caratteristiche locali del territorio possano alterare in maniera evidente l’azione sismica.

\n

Gli obiettivi della Microzonazione Sismica
\nGli studi di Microzonazione Sismica hanno l’obiettivo di razionalizzare la conoscenza sulle alterazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l’emergenza e per la ricostruzione post sisma.

\n

Nella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di intervento, gli studi di Microzonazione Sismica sono condotti su quelle aree per le quali il quadro normativo consenta o preveda l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, la loro potenziale trasformazione a tali fini, o ne preveda l’uso ai fini di protezione civile.
\nGli studi di MS sono di fondamentale importanza nella pianificazione al fine di:
\n- orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti
\n- definire gli interventi ammissibili in una data area
\n- programmare le indagini e i livelli di approfondimento
\n- stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate
\n- definire priorità di intervento.

\n

Tutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.

\n

Nella pianificazione d’emergenza, sia di livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un piano di emergenza ed in generale delle risorse di protezione civile.
\nLa conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a:
\n- scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili;
\n- individuare, in caso di collasso, i tratti “critici” delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.

\n

Nella fase della ricostruzione la Microzonazione Sismica:
\n- contribuisce a scegliere le aree per le abitazioni temporanee;
\n- fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull’opportunità di ricostruire gli edifici non agibili;
\n- contribuisce a scegliere nuove aree edificabili.
\nNella progettazione di nuove opere o di interventi su opere esistenti, gli studi di Microzonazione Sismica evidenziano la presenza di fenomeni di possibile amplificazione dello scuotimento legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e di fenomeni di instabilità e deformazione permanente attivati dal sisma. Gli studi di Microzonazione Sismica, quindi, possono offrire elementi conoscitivi utili per la progettazione di opere, con differente incisività in funzione del livello di approfondimento e delle caratteristiche delle opere stesse, indirizzando alla scelta delle indagini di dettaglio.

\n

Lo studio di Microzonazione Sismica è uno strumento conoscitivo dalle diverse potenzialità, che ha costi differenti in funzione del livello di approfondimento che si vuole raggiungere:
\n- il livello 1 è un livello propedeutico ai veri e propri studi di MS, in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee
\n- il livello 2 introduce l’elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando ulteriori e mirate indagini, ove necessarie, e definisce una vera carta di MS
\n- il livello 3 restituisce una carta di MS con approfondimenti su tematiche o aree particolari.
\nAl momento di decidere l’esecuzione dello studio, per stabilire il livello di approfondimento occorre tener presente l’utilità che da esso può derivare, in modo da compararla con i costi da affrontare. Il miglioramento della conoscenza prodotto dagli studi di MS può contribuire concretamente, insieme a studi di vulnerabilità ed esposizione, all’ottimizzazione delle risorse rese disponibili per interventi mirati alla mitigazione del rischio sismico.
\nLe modalità tecniche di esecuzione e di applicazione della MS sul territorio italiano sono definite dagli “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica”, approvati recentemente dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (Gruppo di lavoro MS, 2008).
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Dopo un terremoto, l’osservazione dei danni provocati alle costruzioni e alle infrastrutture spesso evidenzia differenze sostanziali in centri abitati anche a piccola distanza tra loro. In alcuni casi si osservano crolli e danni notevoli in località che si trovano a grandi distanze dall’epicentro.
\r\nIn occasione del terremoto aquilano del 6 aprile 2009, situazioni di questo tipo sono state riscontrate sia all’interno del territorio comunale dell’Aquila che in alcuni comuni lontani, come a S.Pio delle Camere, nella frazione di Castelnuovo (circa 30 km a SE dall’epicentro). Sicuramente la qualità delle costruzioni può influire sull’entità del danno, ma spesso le cause vanno ricercate in una differente pericolosità sismica locale, determinata anche dal diverso modo in cui si propaga il terremoto o dall’instabilità del suolo.
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\r\nTutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.
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\r\nGli studi storici di Microzonazione Sismica
\r\nLe problematiche trattate dagli studi di Microzonazione Sismica hanno avuto un forte sviluppo a livello scientifico negli ultimi 40 anni, anche se l’importanza delle caratteristiche di resistenza e stabilità dei suoli in prospettiva sismica era emersa già in epoca passata. A partire dal XVIII secolo, con l’affermarsi della visione illuminista dei fenomeni naturali, era apparso chiaro a molti studiosi che le condizioni locali dei terreni di fondazione condizionavano in modo importante gli effetti del terremoto. Già un secolo fa i criteri informatori delle Norme Tecniche approvate con regio decreto 18 aprile 1909, n. 193, a seguito del disastroso terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, riportavano il divieto di nuove costruzioni e ricostruzioni “su terreni posti sopra e presso fratture, franosi o atti comunque a scoscendere, od a comunicare ai fabbricati vibrazioni e sollecitazioni tumultuarie per differente costituzione geologica o diversa resistenza delle singole parti di essi”.
\r\nIn ambito internazionale, uno studio del 1969 condotto da alcuni studiosi americani in occasione del terremoto di S. Francisco del 1957, evidenziò come nell’ambito della stessa città, a poche centinaia di metri di distanza, lo stesso terremoto avesse provocato scuotimenti decisamente differenti in relazione agli spessori e alle caratteristiche geomeccaniche dei terreni presenti negli strati più superficiali. Da allora sono stati eseguiti molti studi su forti terremoti (es. Friuli, 1976; Irpinia, 1980; Città del Messico, 1985; Kobe, Giappone 1992; Izmit, Turchia 1999; San Giuliano di Puglia, 2002), raccolti dati e informazioni che hanno dimostrato come le caratteristiche locali del territorio possano alterare in maniera evidente l’azione sismica.
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\r\nGli obiettivi della Microzonazione Sismica
\r\nGli studi di Microzonazione Sismica hanno l’obiettivo di razionalizzare la conoscenza sulle alterazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l’emergenza e per la ricostruzione post sisma.
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\r\nNella pianificazione territoriale, in funzione delle varie scale e dei vari livelli di intervento, gli studi di Microzonazione Sismica sono condotti su quelle aree per le quali il quadro normativo consenta o preveda l’uso a scopo edificatorio o per infrastrutture, la loro potenziale trasformazione a tali fini, o ne preveda l’uso ai fini di protezione civile.
\r\nGli studi di MS sono di fondamentale importanza nella pianificazione al fine di:
\r\n- orientare la scelta di aree per nuovi insediamenti
\r\n- definire gli interventi ammissibili in una data area
\r\n- programmare le indagini e i livelli di approfondimento
\r\n- stabilire orientamenti e modalità di intervento nelle aree urbanizzate
\r\n- definire priorità di intervento.
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\r\nTutto ciò è oggetto degli studi di Microzonazione Sismica (MS), attraverso i quali è possibile individuare e caratterizzare le zone stabili, le zone stabili suscettibili di amplificazione locale e le zone soggette a instabilità, quali frane, rotture della superficie per faglie e liquefazioni dinamiche del terreno.
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\r\nNella pianificazione d’emergenza, sia di livello comunale che provinciale, gli studi di MS consentono una migliore e consapevole individuazione degli elementi strategici di un piano di emergenza ed in generale delle risorse di protezione civile.
\r\nLa conoscenza dei possibili effetti locali indotti da un evento sismico su un territorio contribuisce a:
\r\n- scegliere aree e strutture di emergenza ed edifici strategici in zone stabili;
\r\n- individuare, in caso di collasso, i tratti “critici” delle infrastrutture viarie e di servizio e le opere rilevanti per le quali potrebbero essere necessarie specifiche valutazioni di sicurezza.
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\r\nNella fase della ricostruzione la Microzonazione Sismica:
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\r\n- fornisce elementi ai tecnici e amministratori, sull’opportunità di ricostruire gli edifici non agibili;
\r\n- contribuisce a scegliere nuove aree edificabili.
\r\nNella progettazione di nuove opere o di interventi su opere esistenti, gli studi di Microzonazione Sismica evidenziano la presenza di fenomeni di possibile amplificazione dello scuotimento legati alle caratteristiche litostratigrafiche e morfologiche dell’area e di fenomeni di instabilità e deformazione permanente attivati dal sisma. Gli studi di Microzonazione Sismica, quindi, possono offrire elementi conoscitivi utili per la progettazione di opere, con differente incisività in funzione del livello di approfondimento e delle caratteristiche delle opere stesse, indirizzando alla scelta delle indagini di dettaglio.
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\r\nLo studio di Microzonazione Sismica è uno strumento conoscitivo dalle diverse potenzialità, che ha costi differenti in funzione del livello di approfondimento che si vuole raggiungere:
\r\n- il livello 1 è un livello propedeutico ai veri e propri studi di MS, in quanto consiste in una raccolta di dati preesistenti, elaborati per suddividere il territorio in microzone qualitativamente omogenee
\r\n- il livello 2 introduce l’elemento quantitativo associato alle zone omogenee, utilizzando ulteriori e mirate indagini, ove necessarie, e definisce una vera carta di MS
\r\n- il livello 3 restituisce una carta di MS con approfondimenti su tematiche o aree particolari.
\r\nAl momento di decidere l’esecuzione dello studio, per stabilire il livello di approfondimento occorre tener presente l’utilità che da esso può derivare, in modo da compararla con i costi da affrontare. Il miglioramento della conoscenza prodotto dagli studi di MS può contribuire concretamente, insieme a studi di vulnerabilità ed esposizione, all’ottimizzazione delle risorse rese disponibili per interventi mirati alla mitigazione del rischio sismico.
\r\nLe modalità tecniche di esecuzione e di applicazione della MS sul territorio italiano sono definite dagli “Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica”, approvati recentemente dal Dipartimento della Protezione Civile e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (Gruppo di lavoro MS, 2008).
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Si definisce come Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.

\n

L’analisi della CLE è stata introdotta con l’opcm 4007/12 che regola l’utilizzo dei fondi previsti dall’art. 11 della legge 77/09 (Fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico) per l’annualità 2011 e viene condotta in concomitanza agli studi di microzonazione sismica (MS). Si esegue pertanto a livello comunale, anche se è possibile effettuarla anche a livello intercomunale.

\n

L’analisi della CLE non può prescindere dal piano di emergenza o di protezione civile ed è un'attività che serve per verificare le scelte contenute nel piano.

\n

L’analisi comporta:
a) l’individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni strategiche per l’emergenza;
b) l’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale, degli edifici e delle aree di cui al punto a) e gli eventuali elementi critici;
c) l’individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale.
L’analisi della CLE dell’insediamento urbano viene effettuata utilizzando degli standard di archiviazione e rappresentazione cartografica dei dati, raccolti attraverso una apposita modulistica predisposta dalla Commissione Tecnica per gli studi di MS, istituita dall’OPCM 3907/2010 (art. 5 commi 7 e 8), ed emanata con apposito decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile.

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In particolare, l’analisi prevede la compilazione di 5 schede:

\n","value":"

Si definisce come Condizione Limite per l’Emergenza (CLE) dell’insediamento urbano quella condizione al cui superamento, a seguito del manifestarsi dell’evento sismico, pur in concomitanza con il verificarsi di danni fisici e funzionali tali da condurre all’interruzione delle quasi totalità delle funzioni urbane presenti, compresa la residenza, l’insediamento urbano conserva comunque, nel suo complesso, l’operatività della maggior parte delle funzioni strategiche per l’emergenza, la loro accessibilità e connessione con il contesto territoriale.

L’analisi della CLE è stata introdotta con l’opcm 4007/12 che regola l’utilizzo dei fondi previsti dall’art. 11 della legge 77/09 (Fondo nazionale per la prevenzione del rischio sismico) per l’annualità 2011 e viene condotta in concomitanza agli studi di microzonazione sismica (MS). Si esegue pertanto a livello comunale, anche se è possibile effettuarla anche a livello intercomunale.

L’analisi della CLE non può prescindere dal piano di emergenza o di protezione civile ed è un'attività che serve per verificare le scelte contenute nel piano.

L’analisi comporta:
a) l’individuazione degli edifici e delle aree che garantiscono le funzioni strategiche per l’emergenza;
b) l’individuazione delle infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale, degli edifici e delle aree di cui al punto a) e gli eventuali elementi critici;
c) l’individuazione degli aggregati strutturali e delle singole unità strutturali che possono interferire con le infrastrutture di accessibilità e di connessione con il contesto territoriale.
L’analisi della CLE dell’insediamento urbano viene effettuata utilizzando degli standard di archiviazione e rappresentazione cartografica dei dati, raccolti attraverso una apposita modulistica predisposta dalla Commissione Tecnica per gli studi di MS, istituita dall’OPCM 3907/2010 (art. 5 commi 7 e 8), ed emanata con apposito decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile.

In particolare, l’analisi prevede la compilazione di 5 schede:

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 IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
della protezione civile

\n

Visto l'art. 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni ed integrazioni;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
Visto il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, ed in particolare:
l'art. 1, comma 1;
l'art. 11, con il quale viene istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico;
Visto l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che ha previsto la soppressione delle erogazioni di contribuiti a
carico del bilancio dello Stato per le province autonome di Trento e Bolzano;
Vista l'ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344, che ha disciplinato i contributi per gli
interventi di prevenzione del rischio sismico, previsti dal citato art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e, in particolare, l'art. 1, comma 3, che rimanda l'individuazione delle procedure,
della modulistica e gli strumenti informatici necessari alla gestione degli interventi previsti nella citata ordinanza, all'adozione di
decreti del Capo del Dipartimento;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 aprile 2015, con il quale all'ing. Fabrizio Curcio e' stato
conferito, ai sensi degli articoli 18 e 28 della legge 23 agosto 1988, n. 400, nonche' dell'art. 19 del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, l'incarico di Capo del Dipartimento della protezione civile, a far data dal 3 aprile 2015;
Ritenuto necessario ripartire tra le Regioni i fondi disponibili per l'annualita' 2015 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare
tempestiva attuazione alle iniziative di riduzione del rischio sismico;
Tenuto conto che le modalita' di ripartizione dei finanziamenti per l'annualita' 2015 sono stabilite dalla richiamata ordinanza del Capo
Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344;

\n

Decreta:

\n

Art. 1

\n

1. La ripartizione delle risorse, di cui all'art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, tra le Regioni per l'annualita' 2015, determinata sulla base dei criteri riportati nell'Alleato 2 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344, e' indicata nella tabella 1 di seguito riportata, per le voci di cui all'art. 2, comma 1, lettera a) e lettere b) e c). La quota del fondo relativa alle province autonome di Trento e Bolzano, ammontante ad euro 698.287,27 e' acquisita al bilancio dello Stato come previsto dal comma 4 dell'art. 3, dell'ordinanza citata in attuazione del disposto dell'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191.

\n

Tabella 1: Ripartizione del fondo tra le Regioni per l'annualita' 2015

\n

Regione \n

n. comuni

\n

(*)

\n

Finanziamento (€) lettera a) Finanziamento (€) lettera b) + c) Abruzzo  276 1.153.233,00 8.937.555,74 Basilicata 117 710.681,63 5.507.782,64 Calabria 402 2.274.773,62 17.629.495,58 Campania 426 2.207.914,25 17.111.335,46 Emilia-Romagna 283 985.281,61 7.635.932,46 Friuli Vnezia-Giulia  202  562.732,41  4.361.176,21 Lazio  299  984.207,63  7.627.609,14 Liguria  111  170.285,30  1.319.711,07 Lombardia  202  183.329,60  1.420.804,42 Marche  239  739.066,71  5.727.766,98 Molise  134  814.487,46  6.312.277,82 Piemonte  141  127.667,84  989.425,79 Puglia  84  709.435,51  5.498.125,22 Sicilia  282  2.233.201,27  17.307.309,86 Toscana  247  658.532,03  5.103.623,19  Umbria  92  757.504,17  5.870.657,35  Veneto  335  647.861,69  5.020.928,08  Totale  3.872  15.920.195,73   123.381.517,00\n

(*) I comuni sono riportati nell'allegato 7 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344.

\n

 Art. 2

\n

1. Nell'ambito del finanziamento complessivo di cui all'art. 2, comma 1, lettere b) e c) dell'ordinanza sopra citata, le Regioni individuano la somma da destinare ai contributi per gli interventi strutturali degli edifici privati di cui alla lettera c) del medesimo comma 1, nei limiti previsti dal comma 5 dell'art. 2, e ne danno comunicazione al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri entro il termine di quarantacinque giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

\n

Art. 3

\n

1. Il monitoraggio degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per la prevenzione del rischio sismico viene effettuato con procedure informatizzate che prevedono:
a) la trasmissione da parte delle Regioni alla Commissione di cui al comma 7 dell'art. 5 dell'ordinanza n. 3907/2010, degli atti relativi alla realizzazione degli studi di microzonazione sismica di cui al comma 1 dell'art. 5 della medesima ordinanza e delle analisi della Condizione Limite per l'Emergenza di cui all'art. 18 dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344;
b) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di edifici pubblici strategici ricadenti nel proprio territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 2 e 3, dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, e la descrizione delle caratteristiche dell'immobile presenti nelle schede di verifica sismica e, in particolare, dell'indice di rischio sismico;
c) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di edifici privati ricadenti nel proprio territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 2, 3, 4 e 5 dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, e la descrizione delle caratteristiche previste nel modello di richiesta di contributo di cui all'allegato 4, dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, con calcolo automatico del punteggio e del contributo massimo concedibile;
d) la trasmissione dalle Regioni al Dipartimento della protezione civile dei resoconti annuali delle attivita' secondo i modelli riportati nell'allegato 1 al presente decreto;
e) uno strumento di supporto per trasformare gli indici di rischio sismico derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 marzo 2003, n. 3274, in indici di rischio coerenti con quelli derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi delle Norme tecniche per le costruzioni emanate con decreto ministeriale del 14 gennaio 2008.
2. Ulteriori eventuali procedure e strumenti di cui al comma 3, dell'art. 1, dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, relativi agli studi di microzonazione sismica e all'analisi della Condizione Limite per l'Emergenza (CLE), sono predisposti dalla commissione tecnica di
cui al comma 7 dell'art. 5 della citata ordinanza del 13 novembre 2010, n. 3907.
Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 21 giugno 2016

\n

Il Capo del Dipartimento: Curcio

\n

Registrato alla Corte dei conti il 21 luglio 2016
Ufficio controllo atti P.C.M. Ministeri giustizia e affari esteri,
reg.ne prev. n. 2005
 

\n","value":"

 IL CAPO DEL DIPARTIMENTO
della protezione civile

Visto l'art. 5, comma 2, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e successive modificazioni ed integrazioni;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401;
Visto il decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, ed in particolare:
l'art. 1, comma 1;
l'art. 11, con il quale viene istituito un Fondo per la prevenzione del rischio sismico;
Visto l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che ha previsto la soppressione delle erogazioni di contribuiti a
carico del bilancio dello Stato per le province autonome di Trento e Bolzano;
Vista l'ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344, che ha disciplinato i contributi per gli
interventi di prevenzione del rischio sismico, previsti dal citato art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e, in particolare, l'art. 1, comma 3, che rimanda l'individuazione delle procedure,
della modulistica e gli strumenti informatici necessari alla gestione degli interventi previsti nella citata ordinanza, all'adozione di
decreti del Capo del Dipartimento;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 aprile 2015, con il quale all'ing. Fabrizio Curcio e' stato
conferito, ai sensi degli articoli 18 e 28 della legge 23 agosto 1988, n. 400, nonche' dell'art. 19 del decreto legislativo 30 marzo
2001, n. 165, l'incarico di Capo del Dipartimento della protezione civile, a far data dal 3 aprile 2015;
Ritenuto necessario ripartire tra le Regioni i fondi disponibili per l'annualita' 2015 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare
tempestiva attuazione alle iniziative di riduzione del rischio sismico;
Tenuto conto che le modalita' di ripartizione dei finanziamenti per l'annualita' 2015 sono stabilite dalla richiamata ordinanza del Capo
Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344;

Decreta:

Art. 1

1. La ripartizione delle risorse, di cui all'art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, tra le Regioni per l'annualita' 2015, determinata sulla base dei criteri riportati nell'Alleato 2 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344, e' indicata nella tabella 1 di seguito riportata, per le voci di cui all'art. 2, comma 1, lettera a) e lettere b) e c). La quota del fondo relativa alle province autonome di Trento e Bolzano, ammontante ad euro 698.287,27 e' acquisita al bilancio dello Stato come previsto dal comma 4 dell'art. 3, dell'ordinanza citata in attuazione del disposto dell'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191.

Tabella 1: Ripartizione del fondo tra le Regioni per l'annualita' 2015

Regione 

n. comuni

(*)

Finanziamento (€) lettera a) Finanziamento (€) lettera b) + c)
Abruzzo  276 1.153.233,00 8.937.555,74
Basilicata 117 710.681,63 5.507.782,64
Calabria 402 2.274.773,62 17.629.495,58
Campania 426 2.207.914,25 17.111.335,46
Emilia-Romagna 283 985.281,61 7.635.932,46
Friuli Vnezia-Giulia  202  562.732,41  4.361.176,21
Lazio  299  984.207,63  7.627.609,14
Liguria  111  170.285,30  1.319.711,07
Lombardia  202  183.329,60  1.420.804,42
Marche  239  739.066,71  5.727.766,98
Molise  134  814.487,46  6.312.277,82
Piemonte  141  127.667,84  989.425,79
Puglia  84  709.435,51  5.498.125,22
Sicilia  282  2.233.201,27  17.307.309,86
Toscana  247  658.532,03  5.103.623,19
 Umbria  92  757.504,17  5.870.657,35
 Veneto  335  647.861,69  5.020.928,08
 Totale  3.872  15.920.195,73   123.381.517,00



(*) I comuni sono riportati nell'allegato 7 dell'ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344.

 Art. 2

1. Nell'ambito del finanziamento complessivo di cui all'art. 2, comma 1, lettere b) e c) dell'ordinanza sopra citata, le Regioni individuano la somma da destinare ai contributi per gli interventi strutturali degli edifici privati di cui alla lettera c) del medesimo comma 1, nei limiti previsti dal comma 5 dell'art. 2, e ne danno comunicazione al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri entro il termine di quarantacinque giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Art. 3

1. Il monitoraggio degli interventi finanziati con le risorse del Fondo per la prevenzione del rischio sismico viene effettuato con procedure informatizzate che prevedono:
a) la trasmissione da parte delle Regioni alla Commissione di cui al comma 7 dell'art. 5 dell'ordinanza n. 3907/2010, degli atti relativi alla realizzazione degli studi di microzonazione sismica di cui al comma 1 dell'art. 5 della medesima ordinanza e delle analisi della Condizione Limite per l'Emergenza di cui all'art. 18 dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344;
b) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di edifici pubblici strategici ricadenti nel proprio territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 2 e 3, dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, e la descrizione delle caratteristiche dell'immobile presenti nelle schede di verifica sismica e, in particolare, dell'indice di rischio sismico;
c) la trasmissione alle Regioni, da parte dei Comuni interessati, delle proposte di priorita' di edifici privati ricadenti nel proprio territorio con l'attestazione dell'assenza di condizioni ostative previste dall'art. 2, commi 2, 3, 4 e 5 dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, e la descrizione delle caratteristiche previste nel modello di richiesta di contributo di cui all'allegato 4, dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, con calcolo automatico del punteggio e del contributo massimo concedibile;
d) la trasmissione dalle Regioni al Dipartimento della protezione civile dei resoconti annuali delle attivita' secondo i modelli riportati nell'allegato 1 al presente decreto;
e) uno strumento di supporto per trasformare gli indici di rischio sismico derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 marzo 2003, n. 3274, in indici di rischio coerenti con quelli derivanti dalle verifiche sismiche effettuate ai sensi delle Norme tecniche per le costruzioni emanate con decreto ministeriale del 14 gennaio 2008.
2. Ulteriori eventuali procedure e strumenti di cui al comma 3, dell'art. 1, dell'ordinanza del 9 maggio 2016, n. 344, relativi agli studi di microzonazione sismica e all'analisi della Condizione Limite per l'Emergenza (CLE), sono predisposti dalla commissione tecnica di
cui al comma 7 dell'art. 5 della citata ordinanza del 13 novembre 2010, n. 3907.
Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Roma, 21 giugno 2016

Il Capo del Dipartimento: Curcio

Registrato alla Corte dei conti il 21 luglio 2016
Ufficio controllo atti P.C.M. Ministeri giustizia e affari esteri,
reg.ne prev. n. 2005
 

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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 192 del 18 agosto 2016

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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 192 del 18 agosto 2016

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI - DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

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Decreto del 9 marzo 2017: Erogazione della somma di € 119.982.463,03 - capitolo 703 - a favore delle regioni in attuazione dell'ordinanza 9 maggio 2016, n. 344, recante «Attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77» - esercizio finanziario 2017.

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IL CAPO DEL DIPARTIMENTO della protezione civile

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Vista la legge del 23 agosto 1988, n. 400 recante «Disciplina dell'attivita' di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
Visto il decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 303 recante «Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri a norma dell'art. 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59» e successive modifiche ed integrazioni;
Vista la legge del 24 febbraio 1992, n. 225 recante «Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile» e successive modifiche e integrazioni;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001 n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401 recante «Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attivita' di protezione civile»;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 novembre 2010 recante «Disciplina dell'autonomia finanziaria e contabile della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° ottobre 2012, recante «Ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
Visto il decreto del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 18 gennaio 2011, n. 113, recante «Organizzazione interna del Dipartimento della protezione civile», modificato ed integrato dai successivi decreti del Segretario
generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 10 ottobre 2011 e dell'8 febbraio 2013;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 novembre 2012 recante «Modifiche all'organizzazione interna del Dipartimento della protezione civile» - registrato alla Corte dei conti in data 20 dicembre 2012, reg. n. 10, fog. n. 184 con il quale sono state introdotte modifiche all'organizzazione degli uffici del Dipartimento della protezione civile;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 dicembre 2016 - visto e annotato al n. 2913 il 27 dicembre 2016 dall'Ufficio di bilancio e per il riscontro di regolarita' amministrativo contabile della Presidenza del Consiglio dei ministri e registrato alla Corte dei conti al n. 60 il 3 gennaio 2017 - con il quale all'Ing. Fabrizio Curcio e' stato conferito, ai sensi degli articoli 18 e 28 della legge 23 agosto 1988, n. 400, nonche' dell'art. 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, l'incarico di Capo del Dipartimento della protezione civile, a far
data dal 19 dicembre 2016 e fino al verificarsi della fattispecie di cui all' art. 18, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, fatto salvo quanto previsto dall'art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica del 3 luglio 1997, n. 520 ed e' stata attribuita la titolarita' del centro di responsabilita' amministrativa n. 13 - Protezione civile - del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri;
Vista la legge del 7 agosto 1990, n. 241 recante «Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi;
Visto il decreto legislativo del 14 marzo 2013 n. 33 recante «Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicita', trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni»;
Visto il decreto legislativo dell'8 aprile 2013 n. 39 recante «Disposizioni in materia di inconferibilita' ed incompatibilita' di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico a norma dell'art. 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012 n. 190»;
Visto il regio decreto del 18 novembre 1923, n. 2440 recante «Disposizioni sul patrimonio e sulla contabilita' generale dello Stato»;
Visto il regio decreto del 23 maggio 1924, n. 827 recante «Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilita' generale dello Stato»;
Vista la legge del 3 aprile 1997, n. 94 recante «Modifiche alla legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni e integrazioni, recante norme di contabilita' generale dello Stato in materia di bilancio»;
Vista la legge del 31 dicembre 2009, n. 196 di contabilita' e finanza pubblica;
Visto il decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 e, in particolare, l'art. 11, con il quale viene istituito il «Fondo per la prevenzione del rischio sismico»;
Visto l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che ha previsto la soppressione delle erogazioni di contributi a carico del bilancio dello Stato per le province autonome di Trento e Bolzano;
Vista l'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344 che ha disciplinato i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico, previsti dal citato art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e , in particolare, l'art. 1 comma 3 che rimanda l'individuazione delle procedure, della modulistica e gli strumenti informatici necessari alla gestione degli interventi previsti nella citata ordinanza, all'adozione di decreti del Capo del Dipartimento;
Vista la tabella n. 1, di cui al decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 23 giugno 2016, n. 1943, (visto e annotato al n. 1392, il 7 luglio 2016 dall'Ufficio del bilancio e per il Riscontro di Regolarita' amministrativo contabile), relativo all'attuazione dell'art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77;
Visto il decreto del 29 dicembre 2016, rep. n. 4117, che ha impegnato per l'anno 2016 la somma di € 139.301.712,73 a favore delle regioni secondo il piano di ripartizione allegato al decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile del 23 giugno 2016, rep. n. 1943;
Vista la nota dell'8 febbraio 2016 prot. n. SIV/0009738, con la quale l'Ufficio III - Rischio sismico e vulcanico di questo Dipartimento ha rilasciato il nulla osta al trasferimento dei relativi fondi alle regioni per l'annualita' 2015, ad esclusione della quota di spettanza della Regione Campania;
Ravvisata la necessita' di procedere all'erogazione alle regioni dei fondi disponibili per l'annualita' 2015 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative del rischio sismico;
Considerato che sono stati assolti gli obblighi di pubblicita', sulla rete internet, nei modi e nelle forme previste dall'art. 26 del decreto legislativo del 14 marzo 2013, n. 33;
Ritenuto di dover erogare per l'anno 2015 la somma di € 119.982.463,03, che gravera' sul cap. 703 iscritto nell'ambito del centro di responsabilita' n. 13 «Protezione civile» del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri per l'esercizio finanziario 2017, che presenta la necessaria disponibilita';

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Decreta:

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La liquidazione e il pagamento, della somma complessiva di €119.982.463,03, a favore delle regioni assegnatarie secondo il piano di ripartizione di cui al decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile rep. n. 1943 del 23 giugno 2016, ad esclusione della quota di spettanza della Regione Campania e riportato nel prospetto allegato che costituisce parte integrante del presente decreto.
Il mandato di pagamento gravera' sul cap. 703 del Centro di responsabilita' n. 13 della «Protezione civile» del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri per l'esercizio finanziario 2016, a valere sul decreto n. 4117 di rep. del 29 dicembre 2016 meglio descritto in premessa.
I relativi ordinativi saranno resi esigibili mediante accreditamento sui rispettivi conti di tesoreria intestati alle Regioni stesse.

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Roma, 9 marzo 2017

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Il Capo del Dipartimento: Curcio

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Tabella 1: Ripartizione del Fondo per la prevenzione del rischio sismico annualità 2015
 

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Regione  N. Comuni (*) Finanziamento lettera A Finanziamento lettera b+c Totale   ABRUZZO  276   € 1.153.233,00   € 8.937.555,74   € 10.090.788,74  BASILICATA   117   € 710.681,63   € 5.507.782,64   € 6.218.464,27  CALABRIA  402  € 2.274.773,62   € 17.629.495,58  € 19.904.269,20  EMILIA ROMAGNA  283  € 985.281,61  € 7.635.932,46  € 8.621.214,07  FRIULI VENEZIA GIULIA  202  € 562.732,41   € 4.361.176,21   € 4.923.908,62  LAZIO  299  € 984.207,63   € 7.627.609,14   € 8.611.816,77  LIGURIA  111  € 170.285,30  € 1.319.711,07   € 1.489.996,37  LOMBARDIA  202   € 183.329,60  € 1.420.804,42   € 1.604.134,02  MARCHE  239  € 739.066,71  € 5.727.766,98  € 6.466.833,69  MOLISE  134  € 814.487,46  € 6.312.277,82   € 7.126.765,28  PIEMONTE  141  € 127.667,84   € 989.425,79  € 1.117.093,63  PUGLIA  84  € 709.435,51  € 5.498.125,22   € 6.207.560,73  SICILIA  282   € 2.233.201,27   € 17.307.309,86  € 19.540.511,13  TOSCANA  247  € 658.532,03  € 5.103.623,19   € 5.762.155,22  UMBRIA  92  € 757.504,17  € 5.870.657,35  € 6.628.161,52  VENETO  335  € 647.861,69  € 5.020.928,08  € 5.668.789,77  TOTALE  3446  € 13.712.281.48  € 106.270.181,55  € 119.982.463,03\n

  
(*) i comuni sono riportati nell' allegato 7 dell' ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 9 maggio 2016, n. 344.

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI - DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

Decreto del 9 marzo 2017: Erogazione della somma di € 119.982.463,03 - capitolo 703 - a favore delle regioni in attuazione dell'ordinanza 9 maggio 2016, n. 344, recante «Attuazione dell'articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77» - esercizio finanziario 2017.

IL CAPO DEL DIPARTIMENTO della protezione civile

Vista la legge del 23 agosto 1988, n. 400 recante «Disciplina dell'attivita' di Governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
Visto il decreto legislativo del 30 luglio 1999, n. 303 recante «Ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri a norma dell'art. 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59» e successive modifiche ed integrazioni;
Vista la legge del 24 febbraio 1992, n. 225 recante «Istituzione del Servizio nazionale della protezione civile» e successive modifiche e integrazioni;
Visto il decreto-legge 7 settembre 2001 n. 343, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401 recante «Disposizioni urgenti per assicurare il coordinamento operativo delle strutture preposte alle attivita' di protezione civile»;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 novembre 2010 recante «Disciplina dell'autonomia finanziaria e contabile della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° ottobre 2012, recante «Ordinamento delle strutture generali della Presidenza del Consiglio dei ministri»;
Visto il decreto del Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 18 gennaio 2011, n. 113, recante «Organizzazione interna del Dipartimento della protezione civile», modificato ed integrato dai successivi decreti del Segretario
generale della Presidenza del Consiglio dei ministri del 10 ottobre 2011 e dell'8 febbraio 2013;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 novembre 2012 recante «Modifiche all'organizzazione interna del Dipartimento della protezione civile» - registrato alla Corte dei conti in data 20 dicembre 2012, reg. n. 10, fog. n. 184 con il quale sono state introdotte modifiche all'organizzazione degli uffici del Dipartimento della protezione civile;
Visto il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 dicembre 2016 - visto e annotato al n. 2913 il 27 dicembre 2016 dall'Ufficio di bilancio e per il riscontro di regolarita' amministrativo contabile della Presidenza del Consiglio dei ministri e registrato alla Corte dei conti al n. 60 il 3 gennaio 2017 - con il quale all'Ing. Fabrizio Curcio e' stato conferito, ai sensi degli articoli 18 e 28 della legge 23 agosto 1988, n. 400, nonche' dell'art. 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, l'incarico di Capo del Dipartimento della protezione civile, a far
data dal 19 dicembre 2016 e fino al verificarsi della fattispecie di cui all' art. 18, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, fatto salvo quanto previsto dall'art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica del 3 luglio 1997, n. 520 ed e' stata attribuita la titolarita' del centro di responsabilita' amministrativa n. 13 - Protezione civile - del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri;
Vista la legge del 7 agosto 1990, n. 241 recante «Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi;
Visto il decreto legislativo del 14 marzo 2013 n. 33 recante «Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicita', trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni»;
Visto il decreto legislativo dell'8 aprile 2013 n. 39 recante «Disposizioni in materia di inconferibilita' ed incompatibilita' di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico a norma dell'art. 1, commi 49 e 50, della legge 6 novembre 2012 n. 190»;
Visto il regio decreto del 18 novembre 1923, n. 2440 recante «Disposizioni sul patrimonio e sulla contabilita' generale dello Stato»;
Visto il regio decreto del 23 maggio 1924, n. 827 recante «Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per la contabilita' generale dello Stato»;
Vista la legge del 3 aprile 1997, n. 94 recante «Modifiche alla legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni e integrazioni, recante norme di contabilita' generale dello Stato in materia di bilancio»;
Vista la legge del 31 dicembre 2009, n. 196 di contabilita' e finanza pubblica;
Visto il decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77 e, in particolare, l'art. 11, con il quale viene istituito il «Fondo per la prevenzione del rischio sismico»;
Visto l'art. 2, comma 109, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che ha previsto la soppressione delle erogazioni di contributi a carico del bilancio dello Stato per le province autonome di Trento e Bolzano;
Vista l'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile 9 maggio 2016, n. 344 che ha disciplinato i contributi per gli interventi di prevenzione del rischio sismico, previsti dal citato art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, e , in particolare, l'art. 1 comma 3 che rimanda l'individuazione delle procedure, della modulistica e gli strumenti informatici necessari alla gestione degli interventi previsti nella citata ordinanza, all'adozione di decreti del Capo del Dipartimento;
Vista la tabella n. 1, di cui al decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile 23 giugno 2016, n. 1943, (visto e annotato al n. 1392, il 7 luglio 2016 dall'Ufficio del bilancio e per il Riscontro di Regolarita' amministrativo contabile), relativo all'attuazione dell'art. 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77;
Visto il decreto del 29 dicembre 2016, rep. n. 4117, che ha impegnato per l'anno 2016 la somma di € 139.301.712,73 a favore delle regioni secondo il piano di ripartizione allegato al decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile del 23 giugno 2016, rep. n. 1943;
Vista la nota dell'8 febbraio 2016 prot. n. SIV/0009738, con la quale l'Ufficio III - Rischio sismico e vulcanico di questo Dipartimento ha rilasciato il nulla osta al trasferimento dei relativi fondi alle regioni per l'annualita' 2015, ad esclusione della quota di spettanza della Regione Campania;
Ravvisata la necessita' di procedere all'erogazione alle regioni dei fondi disponibili per l'annualita' 2015 ai sensi del predetto art. 11, al fine di dare tempestiva attuazione alle concrete iniziative del rischio sismico;
Considerato che sono stati assolti gli obblighi di pubblicita', sulla rete internet, nei modi e nelle forme previste dall'art. 26 del decreto legislativo del 14 marzo 2013, n. 33;
Ritenuto di dover erogare per l'anno 2015 la somma di € 119.982.463,03, che gravera' sul cap. 703 iscritto nell'ambito del centro di responsabilita' n. 13 «Protezione civile» del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri per l'esercizio finanziario 2017, che presenta la necessaria disponibilita';

Decreta:

La liquidazione e il pagamento, della somma complessiva di €119.982.463,03, a favore delle regioni assegnatarie secondo il piano di ripartizione di cui al decreto del Capo del Dipartimento della protezione civile rep. n. 1943 del 23 giugno 2016, ad esclusione della quota di spettanza della Regione Campania e riportato nel prospetto allegato che costituisce parte integrante del presente decreto.
Il mandato di pagamento gravera' sul cap. 703 del Centro di responsabilita' n. 13 della «Protezione civile» del bilancio autonomo della Presidenza del Consiglio dei ministri per l'esercizio finanziario 2016, a valere sul decreto n. 4117 di rep. del 29 dicembre 2016 meglio descritto in premessa.
I relativi ordinativi saranno resi esigibili mediante accreditamento sui rispettivi conti di tesoreria intestati alle Regioni stesse.

Roma, 9 marzo 2017

Il Capo del Dipartimento: Curcio

Tabella 1: Ripartizione del Fondo per la prevenzione del rischio sismico annualità 2015
 

Regione  N. Comuni (*) Finanziamento lettera A Finanziamento lettera b+c Totale 
 ABRUZZO  276   € 1.153.233,00   € 8.937.555,74   € 10.090.788,74
 BASILICATA   117   € 710.681,63   € 5.507.782,64   € 6.218.464,27
 CALABRIA  402  € 2.274.773,62   € 17.629.495,58  € 19.904.269,20
 EMILIA ROMAGNA  283  € 985.281,61  € 7.635.932,46  € 8.621.214,07
 FRIULI VENEZIA GIULIA  202  € 562.732,41   € 4.361.176,21   € 4.923.908,62
 LAZIO  299  € 984.207,63   € 7.627.609,14   € 8.611.816,77
 LIGURIA  111  € 170.285,30  € 1.319.711,07   € 1.489.996,37
 LOMBARDIA  202   € 183.329,60  € 1.420.804,42   € 1.604.134,02
 MARCHE  239  € 739.066,71  € 5.727.766,98  € 6.466.833,69
 MOLISE  134  € 814.487,46  € 6.312.277,82   € 7.126.765,28
 PIEMONTE  141  € 127.667,84   € 989.425,79  € 1.117.093,63
 PUGLIA  84  € 709.435,51  € 5.498.125,22   € 6.207.560,73
 SICILIA  282   € 2.233.201,27   € 17.307.309,86  € 19.540.511,13
 TOSCANA  247  € 658.532,03  € 5.103.623,19   € 5.762.155,22
 UMBRIA  92  € 757.504,17  € 5.870.657,35  € 6.628.161,52
 VENETO  335  € 647.861,69  € 5.020.928,08  € 5.668.789,77
 TOTALE  3446  € 13.712.281.48  € 106.270.181,55  € 119.982.463,03

  
(*) i comuni sono riportati nell' allegato 7 dell' ordinanza del Capo Dipartimento della Protezione Civile 9 maggio 2016, n. 344.

 

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Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 78 del 3 aprile 2017

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