Rischio nucleare. Le attività

Attività Rischio nucleare

L’attività di prevenzione riveste un ruolo di primo piano per eliminare o ridurre i possibili danni legati al rischio nucleare.

Importante strumento è il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, che individua le misure per fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari al di fuori del territorio nazionale per cui è richiesto un coordinamento delle risorse a livello nazionale. 

Il monitoraggio della radioattività a livello nazionale e regionale, indispensabile anche per garantire un’informazione preventiva e in emergenza alla popolazione, è realizzato attraverso un sistema di reti di monitoraggio.

Anche la partecipazione alle esercitazioni internazionali è un importante strumento di prevenzione e di verifica, per un aggiornamento del Piano di emergenza e delle risorse di intervento.

L’'Italia dispone di reti nazionali e regionali in grado di monitorare la radioattività del territorio:

Reti di pronto allarme della radioattività. Le reti di pronto allarme della radioattività comprendono la rete Remrad, composta di cinque stazioni in località scelte per coprire le più probabili vie d’ingresso di una nube radioattiva nel territorio nazionale, della radioattività eventualmente rilasciata nel corso di un incidente a una centrale nucleare oltre il confine nazionale, e la rete Gamma, composta da 61 rivelatori di radioattività gamma in aria.
Entrambe le reti sono gestite dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione e sono collegate in tempo reale e in modo continuo a un centro di controllo in grado di analizzare i risultati delle misure e di segnalare condizioni anomale di radioattività.
A queste si aggiungono la rete di rilevamento e allarme del Ministero dell’Interno - Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e le reti regionali di pronto allarme. 

Rete di sorveglianza della radioattività ambientale. Le reti di monitoraggio della radioattività ambientale trasmettono i risultati alle competenti autorità europee e internazionali. Tali reti sono nazionali, regionali e locali. Le reti nazionali e regionali sono orientate alla valutazione dell’esposizione della popolazione in generale.
Le reti locali mirano al controllo di una specifica installazione nucleare:

  • Rete di sorveglianza della radioattività ambientale (Resorad). Costituita dai laboratori delle Agenzie regionali e delle province autonome della protezione dell’ambiente e dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, coordinata tecnicamente dall’Isin, analizza le principali matrici ambientali e alimentari sul territorio nazionale.
     
  • Reti regionali e delle Province autonome. Si avvalgono dei rilevamenti delle Agenzie regionali e delle province autonome della protezione dell’ambiente, che effettuano analisi sulle principali matrici ambientali e alimentari. La maggior parte dei dati confluiscono nella Resorad. Eseguono, inoltre, le misure sulle acque destinate al consumo umano ai sensi del Dlgs 28/2016 e possono effettuare controlli su prodotti d’importazione, nell’intorno di installazioni nucleari, sugli impianti di fusione di rottami metallici, o di attività con presenza di materiali radioattivi di origine naturale.
     
  • Reti locali. gestite dal titolare dell’autorizzazione, o del nulla osta, e dall’esercente di una installazione nucleare; prevedono la sorveglianza permanente del grado di radioattività dell’atmosfera, delle acque, del suolo e degli alimenti nelle zone sorvegliate e nelle zone limitrofe all’impianto e sono sottoposte alla vigilanza di Isin.

In Italia vige un Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari elaborato dal Gruppo di Lavoro coordinato dal Dipartimento della Protezione Civile, ai sensi dell’art. 182 del Decreto legislativo 101/2020. Il Piano individua e disciplina le misure per fronteggiare le conseguenze di incidenti o inconvenienti in impianti nucleari posti al di fuori dei confini nazionali, secondo tre diversi scenari:

  • impianti entro i 200 chilometri dal confine nazionale;
  • impianti oltre i 200 chilometri dal confine nazionale;
  • impianti in paesi extraeuropei.

In stretta corrispondenza alla messaggistica codificata a livello internazionale dalla IAEA, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, le fasi operative previste dal Piano sono tre:

  • Attenzione, a seguito della notifica di un alert o di una facility emergency
  • Preallarme, a seguito della notifica di una site area emergency
  • Allarme, a seguito della notifica di una general emergency

In relazione ai tre scenari considerati, il Piano definisce le procedure operative per la gestione del flusso delle informazioni tra i soggetti coinvolti, l’attivazione e il coordinamento delle componenti del Servizio Nazionale e il modello organizzativo per la gestione dell’emergenza, con l’indicazione degli interventi prioritari da disporre, a livello nazionale, per mitigare le conseguenze dell’evento per la popolazione e per l’ambiente.

Il Piano prevede misure protettive diverse per i tre scenari considerati.

Scenario 1. Incidente in un impianto a meno di 200 chilometri dal confine nazionale. Per questo tipo di scenario, se l’evento che si verifica è particolarmente grave e se le condizioni meteorologiche sono sfavorevoli, potrebbero essere necessarie misure protettive dirette (riparo al chiuso e iodoprofilassi, entrambe da applicarsi nelle regioni limitrofe al luogo dell’incidente) e indirette (di restrizione alimentare e a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico).

Scenario 2. Incidente in un impianto europeo oltre i 200 chilometri dal confine nazionale. Se l’evento che si verifica è particolarmente grave e se le condizioni meteorologiche sono sfavorevoli, lo scenario potrebbe portare a una contaminazione radioattiva su vaste aree del territorio nazionale con conseguente applicazione di misure protettive indirette: di restrizione alimentare e a protezione del patrimonio agricolo e zootecnico (riparo al chiuso di animali da allevamento, alimentazione degli animali con mangimi non contaminati, congelamento del latte, ecc. Non sono invece necessarie misure protettive dirette come il riparo al chiuso e la iodoprofilassi.

Per gli scenari 1 e 2, oltre alle misure protettive dirette e indirette per la popolazione che si trova sul territorio nazionale, sono sempre necessarie misure volte all’assistenza dei connazionali nelle aree a rischio, al controllo dell’importazione di derrate alimentari e altri prodotti contaminati, al controllo della contaminazione personale per quanti rientrano dalle zone colpite.

Per entrambi gli scenari il Piano prevede attività di monitoraggio delle matrici ambientali e alimentari su vaste aree del territorio nazionale per tempi prolungati.

Scenario 3. Incidente in un impianto extraeuropeo. Per questo scenario non sono necessarie misure protettive dirette o indirette per la popolazione sul territorio nazionale ma sono necessarie misure volte all’assistenza dei connazionali nelle aree a rischio, al controllo dell’importazione di derrate alimentari e altri prodotti contaminati, al controllo della contaminazione personale per quanti rientrano dalle zone colpite.

Il Dipartimento della Protezione Civile ha definito i contenuti dell’informazione preventiva sulle emergenze previste dal Piano Nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, adottato il 14 marzo 2022 con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di veicolare tali temi alla popolazione oltre che ai soggetti istituzionali deputati alla gestione del rischio.

A tale scopo è stato istituito, con Decreto del Capo del Dipartimento, il Comitato per l’Informazione alla popolazione (previsto dall’art. 197 del dlgs 101/2020 sulle norme fondamentali di sicurezza relativa alla protezione contro i pericoli derivanti dall'esposizione alle radiazioni ionizzanti) costituito da rappresentanti del Ministero della Salute, del Ministero dell'Interno, del Ministero della Transizione Ecologica, dell’ISIN, dell’Istituto Superiore di Sanità, della Conferenza Unificata, di altre amministrazioni ed enti competenti.

In particolare, il Dipartimento si è avvalso del Comitato e della collaborazione della Commissione tecnico scientifica istituita e coordinata dal Ministero della Salute per la definizione di:
a)  contenuti dell’informazione preventiva per le emergenze previste dal Piano Nazionale;
b) direttive per l'informazione preventiva e in caso di emergenza per tutte le pianificazioni di competenza del Prefetto.