Rischio sismico. Le attività

Attività Rischio sismico

Il Dipartimento della Protezione civile svolge attività per valutare, prevenire e mitigare il rischio sismico in Italia, anche avvalendosi dei Centri di Competenza e delle strutture operative

Oggi la scienza non è ancora in grado di prevedere il tempo ed il luogo esatti in cui avverrà il prossimo terremoto. L'unica previsione possibile è di tipo statistico, basata sulla conoscenza della sismicità che ha storicamente interessato il nostro territorio e quindi sulla ricorrenza dei terremoti.

Sappiamo quali sono le aree del nostro Paese interessate da una elevata sismicità, per frequenza ed intensità dei terremoti, e quindi dove è più probabile che si verifichi un evento sismico di forte intensità, ma non è possibile stabilire con esattezza il momento in cui si verificherà.

La previsione di tipo probabilistico consente di individuare le aree pericolose e di classificarle in funzione della probabilità che si verifichino forti terremoti e della frequenza con cui ce li possiamo aspettare. Per definire con maggiore precisione l’intervallo di tempo in cui in un dato luogo ci si può aspettare con maggiore probabilità un terremoto, occorrerebbe conoscere quanta energia si è accumulata nella struttura sismogenetica che può scatenare un terremoto in quel luogo e il modo in cui si libererà l’energia, cioè se un po' per volta con molte scosse di bassa magnitudo, oppure con pochi eventi molto forti. Ma anche attraverso lo studio approfondito delle strutture sismogenetiche non saremmo in grado di stabilire il momento esatto in cui avverrà il prossimo terremoto.

Negli ultimi anni la scienza ha fatto notevoli progressi nello studio dei precursori sismici, ovvero di quei parametri chimici e fisici del suolo e del sottosuolo che subiscono variazioni osservabili prima del verificarsi di un terremoto. In futuro lo studio sistematico di questi precursori potrebbe consentire di fissare l’istante iniziale del terremoto, anche se si dovranno evitare falsi allarmi, che potrebbero risultare ancora più dannosi.

La ricerca sui precursori di un terremoto si è concentrata su:

  • precursori geofisici: anomalie delle velocità e delle caratteristiche delle onde sismiche P e S, variazioni delle caratteristiche magnetiche ed elettriche delle rocce e dell’atmosfera;
  • precursori sismologici: prima di un grosso evento sismico si possono verificare una serie di microtremori, rilevabili solo attraverso gli strumenti, o un cambiamento nella distribuzione della sismicità;
  • precursori geodetici: modifiche nella quota, nella posizione, nell’inclinazione di parti della superficie del suolo e nella velocità degli spostamenti misurati;
  • precursori geochimici: variazione della concentrazione nelle acque sotterranee e nei gas al suolo di alcuni elementi chimici radioattivi, tra cui il gas radon;
  • precursori idrologici: variazione del livello della falda acquifera nel sottosuolo, misurata nei pozzi.

Nonostante la comprensione del fenomeno e la conferma della validità del modello genetico del terremoto ipotizzato dai sismologi, la previsione dei terremoti basata sui precursori ha dato finora risultati deludenti e contraddittori. Nessun precursore si verifica regolarmente prima di ogni terremoto importante, per questo la ricerca sui sta orientando verso l’osservazione contemporanea di più fenomeni.

Per evitare gli effetti di una scossa sismica è necessario ridurre i fattori di rischio, agendo in particolare sulla qualità delle costruzioni. La prevenzione resta dunque l’unico modo efficace per ridurre le conseguenze di un terremoto.

Il Dipartimento elabora i criteri e le metodologie per la valutazione e la riduzione del rischio sismico, sviluppa le competenze tecnico-scientifiche per la previsione dell’impatto del terremoto sul territorio e opera per l’ottimizzazione degli interventi in condizioni di emergenza e di ricostruzione post-sisma.

Inoltre, formula indirizzi in ordine alla classificazione sismica e alla normativa per le costruzioni in zona sismica, dà supporto tecnico ed assistenza alle altre amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e monitora il territorio per determinare rapidamente le caratteristiche e gli effetti dei terremoti. Promuove e realizza iniziative di sensibilizzazione sui temi del rischio sismico e della prevenzione, come ad esempio la mostra itinerante Terremoti d’Italia.

Questi compiti vengono svolti con il supporto scientifico e operativo dei centri di competenza per il rischio sismico: Ingv - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, per gli aspetti sismologici, ReLUIS - Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica e Eucentre - Centro Europeo per la formazione e la ricerca in ingegneria sismica, per gli aspetti ingegneristici.

Un’efficace strategia di mitigazione del rischio sismico richiede un costante impegno per migliorare le conoscenze sulle cause del fenomeno, approfondire gli studi sul comportamento delle strutture sottoposte alle azioni sismiche e migliorare gli interventi in emergenza.

Il rischio sismico, infatti, oltre che al verificarsi del fenomeno fisico, è indissolubilmente legato alla presenza dell’uomo. Poiché non è possibile prevedere il verificarsi dei terremoti, l’unica strategia applicabile è quella di limitare gli effetti del fenomeno sull’ambiente antropizzato, attuando adeguate politiche di prevenzione e riduzione del rischio sismico.

In particolare:

  • migliorando la conoscenza del fenomeno, anche attraverso il monitoraggio del territorio e valutando adeguatamente il pericolo a cui è esposto il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali;
  • attuando politiche di riduzione della vulnerabilità dell’edilizia più antica, degli edifici "rilevanti" (scuole, beni monumentali), degli edifici “strategici” (ospedali, strutture adibite alla gestione dell’emergenza), attraverso un’ottimizzazione delle risorse utilizzate per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio;
  • aggiornando la classificazione sismica e la normativa;
  • ampliando la conoscenza sulla consistenza e qualità dei beni esposti al rischio;
  • sviluppando studi di microzonazione sismica per un corretto utilizzo degli strumenti ordinari di pianificazione, per conseguire nel tempo un riassetto del territorio che tenga conto del rischio sismico e per migliorare l’operatività e lo standard di gestione dell’emergenza a seguito di un terremoto;
  • intervenendo sulla popolazione con una costante e incisiva azione di informazione e sensibilizzazione.

Dopo un un evento sismico, le prime informazioni necessarie per le attività di immediato intervento sono la dimensione, l’estensione e la localizzazione dei danni.

Per questo sono indispensabili strumenti di valutazione costruiti sulla base di simulazioni di scenari di danno che consentano di pianificare e gestire il pronto intervento in tempo reale, prima ancora dei sopralluoghi. A questi strumenti devono essere associate attività di valutazione speditiva dei danni, per consolidare le analisi preliminari e le proiezioni realizzate sulla base dei primi dati strumentali registrati dalla rete sismica di monitoraggio. In caso di terremoti al di sopra della soglia del danno viene eseguito un rilievo macrosismico speditivo con finalità di indirizzo e coordinamento dei soccorsi e delle risorse in fase di emergenza. Il rilievo consiste nell’osservazione del livello di danneggiamento e della sua distribuzione nelle diverse località colpite attribuendo a ciascuna di esse un valore di intensità macrosismica espresso in gradi della scala Mercalli Cancani Sieberg (MCS).

Nelle prime ore successive a un terremoto, è di fondamentale importanza conoscere quanto prima le dimensioni dell’evento e il suo impatto sul territorio e sulla popolazione per poter dimensionare i soccorsi e organizzarli adeguatamente.

Il Dipartimento dispone di un sistema informativo territoriale (Gis) in grado di generare in tempo semi-reale uno scenario di simulazione delle conseguenze dell’evento sismico. In caso di terremoto di magnitudo significativa, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia trasmette al Dipartimento i parametri focali (magnitudo e coordinate) dell’evento. Viene immediatamente attivata una procedura automatica per la generazione di un rapporto che viene messo a disposizione della Protezione Civile entro 10 minuti dall’evento. Il rapporto contiene dati, mappe e informazioni relativi a tutti i comuni compresi in un raggio di 100 km intorno all’epicentro e in particolare:

  • descrizione del territorio (aspetti antropici, fisici e amministrativi; caratteristiche degli edifici e delle infrastrutture; reti di monitoraggio sismico)
  • pericolosità (zone sismogenetiche, terremoti storici, isosiste e piani quotati, attenuazione del moto del terreno)
  • vulnerabilità (patrimonio edilizio, scuole, ospedali, rete stradale e ferroviaria)
  • esposizione (caratteristiche e distribuzione della popolazione residente in ciascuna sezione censuaria)
  • valutazione preliminare dei danni e delle perdite (abitazioni danneggiate e inagibili, stima dei morti e feriti, stima del danno economico).

Per gestire efficacemente un’emergenza post sisma rivestono un ruolo fondamentale le attività speditive di valutazione del danno e dell’agibilità sul patrimonio edilizio pubblico, privato e sugli edifici di interesse culturale. Tali attività hanno infatti l’obiettivo di salvaguardare la pubblica incolumità, garantire, se possibile, il rientro tempestivo della popolazione nelle proprie abitazioni e realizzare le prime misure urgenti di messa in sicurezza degli edifici per ridurre i disagi delle persone colpite e gli ulteriori possibili danni. 

In tali contesti sono chiamati a operare, da un lato, i Vigili del Fuoco che, nell’ambito delle proprie competenze e attribuzioni, tra le loro attività, realizzano rilievi speditivi per verificare e favorire la percorribilità delle strade, controllare la fruibilità dei fabbricati e perimetrare le aree da sottoporre a interdizione preventiva. Dall’altro lato, in simultanea, agiscono tecnici del Servizio Nazionale della protezione civile che, dotati di adeguate competenze professionali e opportunamente formati, hanno il compito di procedere all’analisi puntuale, seppur speditiva, degli edifici, realizzando sopralluoghi con l’ausilio di schede tecniche di valutazione (Scheda Aedes e GL-Aedes). A tale scopo con il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 luglio 2014 è stato istituito il Nucleo Tecnico Nazionale che va nella direzione di razionalizzare, secondo uno schema predefinito in tempo di pace, la mobilitazione di tecnici esperti per le verifiche di agibilità post sismica in emergenza.

Ai tecnici da iscrivere nel Nucleo Tecnico Nazionale, provenienti dalla Pubblica Amministrazione, dalle organizzazioni di volontariato e da Ordini e Collegi professionali, sono rivolte le Indicazioni operative del 29 ottobre 2020, finalizzate a integrare le loro pregresse competenze ed esperienze professionali con conoscenze che ne consentano l’impiego nell’emergenza post-sismica.

Queste attività speditive post emergenza sismica richiedono un notevole grado di standardizzazione delle procedure e un controllo qualitativo costante nella gestione e organizzazione di rilevamenti e sopralluoghi. Con l’obiettivo di definire modalità coordinate e integrate di organizzazione e realizzazione di tali attività, il 12 febbraio 2021 sono state emanate dal Dipartimento le Indicazioni operative per il raccordo e il coordinamento delle attività di sopralluogo tecnico speditivo post-sisma.