Rischio vulcanico. Il fenomeno
Le eruzioni vulcaniche si verificano quando il magma, proveniente dall'interno della Terra, fuoriesce in superficie. Possono avvenire dalla bocca del vulcano - è il caso del Vesuvio - o da bocche che si aprono in punti diversi, nel caso dei Campi Flegrei o dell’Etna. La durata delle eruzioni vulcaniche è variabile: possono durare poche ore o anche decine d'anni. Il vulcano Kilauea nelle isole Hawaii, ad esempio, è in eruzione dal 1983.
In genere, la presenza o la risalita del magma all’interno dell’edificio vulcanico è accompagnata da fenomeni denominati “precursori”, anche se sarebbe più appropriato considerarli come indicatori di un processo in atto, tra cui:
• l'innesco di fratture (terremoti) causato dall'induzione di tensioni meccaniche nelle rocce;
- il rigonfiamento o cambiamento di forma dell'edificio vulcanico provocato dall'intrusione del magma;
- variazioni del campo gravimetrico e magnetico nell'intorno dell'edificio vulcanico;
- l'incremento e cambiamento di composizione delle emanazioni gassose dai crateri e dal suolo;
- variazioni delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque di falda.
Questi fenomeni, che accompagnano la risalita del magma, possono essere rilevati da opportune reti strumentali fisse, in acquisizione 24 ore al giorno, oppure attraverso la reiterazione periodica di campagne di misura.
Bisogna tener presente che, anche se i fenomeni vengono puntualmente studiati e monitorati, come nel caso dei vulcani italiani, in ogni caso permane sempre un elevato livello di incertezza, spesso legato alle specifiche caratteristiche del vulcano, che rende sostanzialmente impossibile stabilire con evidenza assoluta quando e come potrà avvenire un’eruzione vulcanica: non è ipotizzabile allo stato attuale delle conoscenze, quindi, alcuna forma di previsione deterministica.
Classificazione. Per i vulcani non esiste una scala di magnitudo come quella usata per i terremoti ma vi sono diverse misure e informazioni che possono aiutare nella classificazione delle eruzioni. Una prima classificazione distingue le eruzioni vulcaniche in effusive o esplosive. Le prime sono caratterizzate da una bassa esplosività e da emissioni di magma fluido che scorre lungo i fianchi del vulcano. Nelle seconde, il magma si frammenta in brandelli di varie dimensioni, chiamati piroclasti, che vengono espulsi dal vulcano con violenza.
Una seconda classificazione delle eruzioni vulcaniche si ottiene dalla combinazione di dati quantitativi (come volume dei prodotti emessi, frammentazione del magma ed altezza della colonna eruttiva) e da osservazioni qualitative. Si esprime attraverso l’Indice di Esplosività Vulcanica, (VEI) - Volcanic Explosivity Index – un indice empirico che classifica l’energia delle eruzioni esplosive con valori che vanno da 0 a 8. In base a questa classificazione, le eruzioni si distinguono in: Hawaiana, Stromboliana, Stromboliana/Vulcaniana, Vulcaniana, Sub-pliniana, Pliniana, Krakatoiana, Ultra-pliniana.
Prodotti. Da eruzioni effusive si generano prevalentemente colate di lava. Esse scorrono sulla superficie terrestre con una temperatura che va dai 700°C ai 1200°C e con una velocità che dipende dalla viscosità del magma.
Da eruzioni esplosive si origina invece la ricaduta di materiali grossolani (bombe e blocchi) e di materiali fini (cenere e lapilli). Le bombe vulcaniche sono frammenti di lava che, espulsi dal vulcano, si raffreddano fino a solidificarsi prima di raggiungere il suolo, acquisendo forme aerodinamiche durante il loro volo. I blocchi, invece, sono frammenti di roccia di dimensioni variabili, strappati dalle pareti del condotto vulcanico durante l’esplosione. Anche lapilli e ceneri sono frammenti di magma espulsi durante un’eruzione esplosiva ma si tratta di materiali molto più fini. Le ceneri, in particolare, sono minuscole e possono essere trasportate dal vento anche per centinaia o migliaia di chilometri.
Durante le eruzioni esplosive, si possono generare colonne eruttive sostenute di gas e frammenti di roccia. Dal collasso di tali colonne, possono originarsi le colate piroclastiche, ovvero nubi più dense dell’aria, costituite da frammenti di rocce e gas, e caratterizzate da elevata temperatura e velocità, che scorrono lungo i fianchi del vulcano.
Il materiale piroclastico derivante da eruzioni esplosive, se mescolato ad acqua, può portare alla formazione di colate di fango – o lahars – che scorrono, con elevata energia e velocità, lungo le pendici del vulcano, incanalandosi preferibilmente lungo le valli fluviali.
Vicino ai crateri o ai fianchi di vulcani attivi e in aree idrotermali in cui i centri vulcanici non sono più attivi spesso si verificano anche emanazioni di vapore e di altri gas vulcanici. Fuoriescono da piccole ma profonde fessure nel suolo nelle quali si raggiungono temperature che vanno da circa 100°C fino a 900°C. A contatto con l'aria, a causa della sensibile diminuzione di temperatura, i gas condensano formando i caratteristici "fumi" e concrezioni.
Effetti sul territorio. L’attività di un vulcano può essere caratterizzata dall’emissione di modeste quantità di lava, con limitati effetti sull’ambiente, o al contrario da eventi eruttivi catastrofici capaci di modificare profondamente l’ambiente circostante il vulcano e perturbare il clima anche a livello globale.
Vi sono inoltre altri fenomeni che, anche se non direttamente connessi all’attività vulcanica e poco frequenti, risultano pericolosi e possono determinare significative variazioni sul territorio.
Il movimento o la caduta di materiale roccioso o sciolto, a causa dell'effetto della forza di gravità, può generare alcune frane. Questi fenomeni di instabilità possono interessare tutti gli edifici vulcanici i cui fianchi acclivi sono spesso costituiti da materiale incoerente, e quindi facilmente mobilizzabile. Possono dare luogo a profonde trasformazioni e innescarsi in seguito a intensa fratturazione, attività sismica o eruzioni.
Attività vulcanica sottomarina, terremoti sottomarini e frane che si riversano in mare possono dare origine a maremoti (tsunami). L'energia propagata da questa serie di onde è costante e varia a seconda di altezza e velocità. Quindi, quando l'onda si avvicina alla terra, la sua altezza aumenta mentre diminuisce la sua velocità. Nei casi più eclatanti le onde viaggiano a velocità elevate, fino a 700km/h, e la loro altezza può crescere fino a 30m quando raggiungono la linea di costa.
Per la ricaduta di materiale incandescente sul suolo vegetato o durante l’avanzamento di una colata lavica possono infine generarsi anche incendi.
Le ceneri vulcaniche sono piccole particelle di magma, di dimensioni inferiori ai 2mm di diametro, che vengono immesse in atmosfera, raffreddate e consolidate, nel corso di un’eruzione. Sono composte prevalentemente da silicati e pertanto sono estremamente abrasive.
Perché sono pericolose. Le ceneri vulcaniche sono particolarmente insidiose per la difficoltà ad essere viste. Infatti, in caso di copertura nuvolosa, di oscurità notturna o semplicemente quando sono molto diluite (es. ad una certa distanza dal punto di emissione), risultano difficilmente distinguibili dalle normali nubi atmosferiche. Inoltre, i normali radar usati per la navigazione aerea non sono in grado di individuarle a causa delle loro piccole dimensioni.
Danni agli aeroplani. Un aeroplano che attraversa una zona interessata dalla presenza di ceneri vulcaniche, anche in quantità molto ridotte, è soggetto ad abrasione della propria superficie e in particolare della cabina di pilotaggio. Ne potrebbe conseguire l'opacizzazione dei vetri e, di conseguenza, si azzererebbe la visibilità da parte del pilota.
Inoltre, le ceneri vulcaniche - fondendo ad una temperatura inferiore alla normale temperatura di esercizio dei motori a getto - a contatto con le turbine, possono fondersi e saldarsi sulle loro superfici, causando l’occlusione dei fori di aereazione e ostacolando il regolare funzionamento dei motori, fino a determinarne nei casi più gravi l’arresto.
Le ceneri e i gas vulcanici possono inoltre interferire con l’elettronica di bordo causando malfunzionamento degli strumenti di navigazione e producendo forte odore di zolfo all’interno del velivolo.
Misure di prevenzione. Negli anni ’90 vennero istituiti 9 Volcanic Ash Advisory Centre-VAAC con il compito di fornire informazioni agli enti gestori del traffico aereo di ogni Stato sulla presenza e dispersione delle ceneri vulcaniche in atmosfera in tutto il mondo.