Vulcano

L’isola di Vulcano, la più meridionale delle sette isole che compongono l’arcipelago eoliano, ha un’estensione di 22 kmq e raggiunge un’altitudine di 500m sul livello del mare (Monte Aria). Dal 1890 il vulcano è quiescente e  mostra un’intensa attività di emissione di gas e vapore ad alta temperatura dal cratere di La Fossa e in prossimità del Porto di Levante.

L’isola ha una morfologia complessa, dovuta all’alternarsi di fasi costruttive, con eruzioni effusive o esplosive di bassa energia, e fasi distruttive, con eruzioni violentemente esplosive.

È costituita da due centri eruttivi attivi in epoca storica: il cono di La Fossa e Vulcanello e rappresenta la parte emersa di un apparato vulcanico la cui base si trova a circa 900-1.000 m sotto il livello del mare.

Il cono di La Fossa ha una forma regolare, si eleva per circa 400m sul mare ed è formato da alternanze di tufi e colate di lava eruttati dal vulcano negli ultimi 6mila anni. È delimitato, nella parte sommitale, da una serie di orli craterici di età diversa. Il cratere attuale è quello lasciato dall’ultima eruzione esplosiva del 1888-90 e ha un diametro di 600m. Il fondo del cratere ha una quota di 210m sul livello del mare.

La struttura più recente, è la penisola di Vulcanello, all’estremità nord-orientale dell’isola, ed è costituita da una piattaforma lavica a pianta circolare del diametro di circa 1,4km, sormontata da tre coni piroclastici parzialmente sovrapposti.

Da settembre 2021 il sistema di monitoraggio dell’Ingv ha registrato un incremento della concentrazione e della temperatura dei gas vulcanici, un’estensione delle aree di emissione e un aumento della frequenza di lievi terremoti. In considerazione di tale variazione nei parametri il Dipartimento della Protezione Civile ha disposto il 1° ottobre 2021 il passaggio a livello di allerta giallo. 

Nel corso del 2023 i dati rilevati dal monitoraggio dell'Ingv, in collaborazione con il CNR-IREA, il Centro di protezione civile dell’Università di Firenze e l’Arpa Sicilia, hanno evidenziato un progressivo esaurimento della crisi vulcanica iniziata nel 2021.

In considerazione di questa nuova evoluzione, il 19 dicembre 2023 il Dipartimento della Protezione Civile, in raccordo con il Dipartimento della protezione civile della Regione Siciliana, ha disposto il ritorno al livello di allerta verde.

A partire da settembre l’analisi dei dati di monitoraggio ha evidenziato incrementi delle concentrazioni, dei flussi e delle temperature dei gas vulcanici emessi dalle fumarole dall’area craterica, un’estensione delle aree di emissione, oltre a un aumento della sismicità di bassa energia. L’analisi delle deformazioni rilevate da satellite e da terra ha inoltre mostrato un sollevamento nell’area sommitale del vulcano di circa 1 cm. Fin dai primi giorni di ottobre l’attività di degassamento diffuso dal suolo ha registrato un continuo aumento e i valori medi giornalieri rilevati nell’area alla base del cono vulcanico sono molto più elevati di quelli registrati all’inizio della crisi. 

Dalla metà del mese di dicembre, l’attività di degassamento diffuso dal suolo ha iniziato a mostrare un decremento; attualmente i valori si mantengono stabili ma elevati. La sismicità locale è in generale decremento e si registra da terra e da satellite, una stabilità delle deformazioni del suolo.

Il 1 ottobre 2021 il Dipartimento della Protezione Civile, sentito il parere della Commissione Nazionale per la Previsione e la Prevenzione dei Grandi Rischi - Settore rischio vulcanico, ha quindi innalzato il livello di allerta da “Verde – Quiescenza” a “Giallo – Crisi minore idrotermale superficiale”. Di conseguenza è stato:  

  • Potenziato il monitoraggio e la sorveglianza vulcanica da parte dell’Ingv e degli altri Centri di competenza;  
  • Rinforzato il costante raccordo informativo tra la comunità scientifica e le altre componenti e strutture operative del Servizio nazionale; 
  • Avviato l’aggiornamento delle pianificazioni di protezione civile ai vari livelli territoriali e nazionale. 

Sono stati temporaneamente rafforzati i presidi dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale regionale e della Guardia Costiera, dei Servizi di continuità assistenziale su tutte le isole Eolie per assicurare la giusta assistenza sanitaria in caso di necessità. 

A causa dell’aumento delle emissioni gassose dal suolo, l'ordinanza n. 124 del 20 novembre 2021 del Sindaco di Lipari ha vietato, per 30 giorni, il pernottamento e la permanenza nella zona di Vulcano Porto e in quelle adiacenti. È stato previsto inoltre il divieto di accesso all'isola ai non residenti e raccomandato l'utilizzo di misure di autoprotezione a causa dei livelli di gas presenti. Le misure contenute nell’ordinanza sono state successivamente aggiornate in base all’evoluzione della situazione. 

L’ordinanza n. 14 del 29 gennaio 2022 ha disposto l’interdizione ad alcune aree dell’isola e restano altre misure di mitigazione, in particolare per i cittadini fragili.

Per tutti gli aggiornamenti è possibile consultare il sito internet del Comune di Lipari.

Il Decreto del Capo Dipartimento del 6 dicembre 2021 formalizza il Gruppo tecnico per il monitoraggio ambientale dei gas vulcanici e della qualità dell’aria. Il gruppo, che ha iniziato a lavorare il 24 novembre, è costituito da referenti delle seguenti organizzazioni: Istituto Superiore di Sanità, Inail, Ingv, Ispra, Arpa Sicilia, Dipartimento regionale di Protezione Civile, Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico della Regione Sicilia, Azienda sanitaria Provinciale di Messina, Comune di Lipari. Le attività del Gruppo si sono concluse il 31 gennaio 2022.

I dati giornalieri del monitoraggio della qualità dell’aria sono disponibili sul sito dell’ARPA Sicilia.

In considerazione delle elevate concentrazioni in aria dei gas vulcanici il Consiglio dei Ministri, durante la riunione del 29 dicembre 2021, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza della durata di 6 mesi per consentire l'attuazione degli interventi più urgenti a tutela degli abitanti sull'isola.

Ogni mese il Dipartimento della protezione civile organizza videoconferenze con i Centri di competenza che monitorano l’attività vulcanica su Vulcano: le sezioni di Catania e Palermo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e il CNR IREA. Alle videoconferenze partecipa anche il Dipartimento della protezione civile della Regione Siciliana.

Sulla base delle fenomenologie e delle valutazioni di pericolosità dei Centri di Competenza, il Dipartimento della protezione civile dichiara il livello di allerta in stretto raccordo con la struttura di protezione civile della Regione Siciliana.
All'esito delle videoconferenze il Dipartimento emette un documento in cui ne vengono riportati gli esiti.

Attualmente il livello di allerta per Vulcano è verde.

I livelli di allerta descrivono lo stato di attività del vulcano. Sono definiti da una combinazione di parametri di monitoraggio e di dati relativi a eventuali fenomeni in corso.

Sono rappresentati da quattro colori – verde, giallo, arancione e rosso – che sono indicativi della possibile evoluzione dello stato di attività del vulcano verso scenari “di rilevanza nazionale”, che richiedono cioè di essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari, attraverso l’intervento coordinato di una pluralità di soggetti (art.7, comma 1 lettera c del Decreto Legislativo 1/2018 “Codice della protezione civile”). In particolare: 

•    il livello di allerta verde indica che il vulcano è in stato di quiescenza;
•    il livello di allerta giallo indica lo stato di crisi minore idrotermale superficiale del vulcano;
•    il livello di allerta arancione indica lo stato di crisi intensa idrotermale profonda del vulcano;
•    il livello di allerta rosso indica l’attività eruttiva imminente o in corso del vulcano.

Sull’isola di Vulcano, a prescindere dal livello di allerta dichiarato, il rischio non è mai assente per le caratteristiche di imprevedibilità di alcune sue fenomenologie, e fra queste, in particolare, l’attività esplosiva freatica e l’esalazione di gas; soprattutto anidride carbonica e acido solfidrico in prossimità delle zone di emissione a mare, in zone sottovento, topograficamente ribassate o in luoghi chiusi. 

Vulcano si trova attualmente in una condizione caratterizzata da attività di degassamento e microsismicità.

Rilascio di gas tossici. Attualmente il rischio principale è rappresentato dal rilascio di gas tossici - CO, CO2, H2S, HNO, SO2 - che risalgono da fratture del suolo.

L’anidride carbonica (CO2), più densa dell’aria, in assenza di vento tende ad accumularsi al livello del suolo dove può raggiungere concentrazioni elevate, ed essendo incolore, inodore e insapore è difficilmente riconoscibile. A basse concentrazioni può provocare: affanno, nausea, disturbi visivi, e per concentrazioni elevate, asfissia.

Associato alla CO2 è possibile trovare anche un altro gas altamente tossico, l’acido solfidrico - H2S - che tuttavia, grazie al caratteristico odore di uova marce, risulta immediatamente percepibile anche basse concentrazioni. Questo gas irrita il sistema respiratorio.

Movimenti franosi. Un’altra tipologia di rischio, indirettamente connesso all’attività vulcanica, è rappresentata dai movimenti franosi. Il cono di La Fossa presenta, infatti, anche in condizioni ordinarie, una natura instabile a causa dell’elevata pendenza dei versanti e dell’azione dei gas e delle fumarole che tendono a diminuire la coesione delle rocce. In particolare, nel versante che sovrasta la Forgia e nei versanti orientali dell’isola, in passato si sono verificate alcune frane.

Oltre al pericolo indotto dall’improvviso scivolamento di masse rocciose, un pericolo aggiuntivo può essere la formazione di onde di maremoto dovute all’ingresso di frane di dimensioni maggiori in mare.

Viene inoltre effettuato un monitoraggio satellitare delle deformazioni del suolo

Su Vulcano è attivo un sistema di monitorato multi-parametrico che monitora costantemente i parametri significativi dell’attività vulcanica. La rete si compone di diversi sistemi: sismico, geochimico, delle deformazioni del suolo (Gps, clinometrico), gravimetrico, visivo con telecamere ottiche e termiche.
Viene inoltre effettuato un monitoraggio satellitare delle deformazioni del suolo.

Le attività di protezione civile per Vulcano sono:

Previsione

Vulcano è sorvegliato 24ore su 24 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che attraverso una rete di strumenti fissi e campagne di rilevamento periodiche, svolge misure in continuo di diversi parametri che permettono di riconoscere in modo tempestivo l’eventuale insorgenza di fenomeni indicativi della riattivazione del vulcano.

In particolare, il sistema di monitoraggio è composto da:

  • Stazioni geochimiche per la misura della temperatura delle fumarole e della composizione dei fluidi;
  • Stazioni geodetiche, Gps e clinometriche per la rilevazione delle deformazioni del suolo;
  • Stazioni sismiche per il monitoraggio degli eventi simici e dei fenomeni associati alla dinamica dei fluidi;
  • Stazioni gravimetriche, per la misura delle variazioni temporali della gravità legata ad una ridistribuzione delle masse;
  • Telecamera visibile e termica, per l’osservazione diretta dei fenomeni e delle variazioni di temperatura dell’edificio vulcanico;
  • Stazione meteorologica, per la misurazione di parametri ambientali.

Prevenzione e mitigazione

A Vulcano è presente un Centro Informativo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia - Ingv, che i turisti possono visitare da aprile a ottobre. Presso il Centro personale specializzato dell’Ingv fornisce informazioni sulle caratteristiche e l’attività del vulcano. Oltre a una sala espositiva, dove è possibile acquisire informazioni sulle caratteristiche geo-vulcanologiche delle Isole Eolie e sui relativi rischi, è presente una foresteria per i ricercatori dei diversi Enti di Ricerca e per il personale dell’Ingv. Nella sala espositiva è possibile visualizzare alcuni dati del monitoraggio geochimico in real time, in particolare sono riportate le temperature delle fumarole crateriche e le concentrazioni di anidride carbonica in alcuni punti significativi.

Il Piano nazionale di protezione civile per il rischio vulcanico sull’isola di Vulcano* è stato elaborato dal Dipartimento della protezione civile in collaborazione con il Dipartimento Regionale della Protezione Civile della Regione Siciliana, la Prefettura-Ufficio Territoriale del Governo di Messina e il Comune di Lipari tra i mesi di ottobre e novembre del 2021.

Il documento descrive le principali attività da mettere in campo in caso di attivazione del livello nazionale di coordinamento del Servizio Nazionale della Protezione Civile per far fronte a eventi vulcanici sull'Isola di Vulcano. Queste attività si integrano con le attivazioni previste dai Piani di protezione civile comunale, provinciale e regionale.

In particolare il Piano nazionale fornisce indicazioni che consentono:

  • l’attivazione delle procedure per la dichiarazione delle fasi operative (attenzione, preallarme e allarme) e l’attuazione delle conseguenti azioni; 
  • l’allontanamento della popolazione dall’isola di Vulcano; 
  • la gestione delle attività di comunicazione e informazione alla popolazione

Il Piano include i seguenti allegati: 
Allegato 1 – Livelli di allerta 
Allegato 2 – Accessibilità marittima 
Allegato 3 – Accessibilità aerea 
Allegato 4 – Radio copertura “DPC-Eolie2” 
Allegato 5 – Segnaletica di protezione civile per l’isola di Vulcano 

Il Piano nazionale e le pianificazioni territoriali sono testate in occasione dell'esercitazione nazionale Vulcano 2022 che si svolge dal 7 al 9 aprile 2022.

Il Piano nazionale per il rischio vulcanico sull'isola di Vulcano*, nelle more del provvedimento di adozione, è stato formalmente condiviso il 7 dicembre 2021 con: Comitato operativo di protezione civile, Regione Siciliana, Prefettura di Messina, Comune di Lipari e Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- Ingv. Il documento è stato inoltre condiviso con la Commissione nazionale grandi rischi.

L’attività escursionistica sul vulcano è regolamentata con ordinanza del Sindaco di Lipari, che ne autorizza o vieta la salita. L’attività fumarolica - e il conseguente livello di allerta dichiarato dal Dipartimento della Protezione Civile - potrebbe determinare infatti interdizioni o indicazioni particolari per i visitatori che intendono visitare il Cratere La Fossa (per es. l’obbligatorietà di essere accompagnati da guide alpine e vulcanologiche).

In particolare, pur non prestando particolari difficoltà si tratta di un’escursione che può essere faticosa per la pendenza e il caldo, oltre ai rischi connessi alle fumarole; per questo va affrontata soltanto in buone condizioni fisiche.

Durante la stagione estiva è opportuno evitare di intraprendere l’escursione durante le ore più calde, essendo il sentiero completamente esposto al sole. È necessario attrezzarsi con acqua, vestiario e scarpe adeguati. È inoltre vietato allontanarsi dai sentieri, asportare rocce, minerali e specie di flora protette. Prima dell’escursione, si consiglia, di informarsi visitando il Centro visitatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia-Ingv presente sull’isola
 

La costruzione dell’isola di Vulcano iniziò circa 130mila anni fa con la formazione del vulcano Primordiale, un cono centrale la cui evoluzione culminò con un grande sprofondamento che portò alla formazione della caldera del Piano circa 100mila anni fa.

L’attività riprese poco a nord con la formazione dei rilievi lavici del Lentia. Anche questa fase terminò con la formazione di una nuova depressione – la Caldera della Fossa – a seguito di due sprofondamenti avvenuti rispettivamente intorno a 50mila e 15mila anni fa.

Seguì la costruzione del cono de La  Fossa, il cui inizio si fa risalire a circa 6mila anni fa. La formazione di Vulcanello, presumibilmente in epoca medioevale, rappresenta l’ultimo importante atto di costruzione dell’isola.

Le eruzioni storiche sono avvenute nel cratere de La Fossa e a Vulcanello.

L’attività vulcanica di La Fossa ha un carattere episodico con crisi eruttive, anche di forti intensità, che si alternano a lunghi periodi di riposo. L’ultima eruzione, avvenuta a La Fossa, risale al 1888-1890 e fu caratterizzata da ripetute tipiche esplosioni di energia medio-alta, dette appunto “vulcaniane”, che generarono flussi piroclastici e la caduta di cenere e bombe “a crosta di pane” di dimensioni  metriche  fino a circa 2 km di distanza.