Ischia

Ischia è un’isola formata da numerosi vulcani, che si erge per circa 900m dal fondo del mare, nella parte nord-occidentale del Golfo di Napoli. Si sono verificate eruzioni fino al 1302, anno dell'ultimo evento: l'accumulo dei prodotti vulcanici ha così costruito un'isola ampia circa 46km2 che raggiunge un’altezza massima di 787m sul livello del mare, in corrispondenza del Monte Epomeo.

La maggior parte dell'isola è costituita da depositi di eruzioni sia effusive che esplosive, che hanno costruito edifici vulcanici, alcuni dei quali ancora ben visibili nel settore sud-orientale dell’isola, altri del tutto smantellati o sepolti. Molto diffusi sono anche i depositi di frane che derivano dall'accumulo di materiale vulcanico preesistente.

 

Ogni mese, di norma, il Dipartimento della protezione civile organizza videoconferenze con il Centro di competenza preposto al monitoraggio dell’attività vulcanica su Ischia: l’Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Alle videoconferenze partecipa anche la Direzione generale per il governo del territorio, i lavori pubblici e la protezione civile della Regione Campania.

Sulla base delle fenomenologie e delle valutazioni di pericolosità rese disponibili dai Centri di Competenza, il Dipartimento della protezione civile dichiara i livelli di allerta e le fasi operative in stretto raccordo con la struttura di protezione civile della Regione Campania, sentito il parere della Commissione Grandi Rischi - Settore Rischio Vulcanico.

All'esito delle videoconferenze il Dipartimento emette un documento in cui vengono riportati gli esiti delle videoconferenze.

Attualmente il livello di allerta per Ischia è verde.

L'intensa attività idrotermale - acque calde, emissioni di gas - e la storia eruttiva di Ischia, indicano che l’isola è un’area vulcanica ancora attiva. Attualmente il vulcano si trova in stato di quiescenza; è comunque importante tenere costantemente monitorato il suo stato di attività, poiché sull’isola vivono stabilmente 50.000 persone.

Sull’isola sono presenti fumarole con temperature massime prossime ai 100°C sulle pendici di Monte Nuovo e Monte Cito e lungo il litorale di Maronti. In altre località le fumarole presenti invece non superano i 46°C.

Ogni anno le stazioni sismiche rilevano pochi eventi di bassa energia, anche se in passato sull'isola si sono verificati forti terremoti che hanno provocato ingenti danni. In particolare, l’evento del 4 marzo 1881 provocò gravi danni a Casamicciola e a Lacco Ameno e fu avvertito anche in altre località. Il terremoto del 28 luglio 1883 fu invece l'evento più catastrofico avvenuto sull'isola negli ultimi secoli: distrusse gran parte della cittadina di Casamicciola e fu distintamente avvertito in tutta l'isola con particolare intensità a Lacco Ameno e Forio.

La struttura preposta al monitoraggio dell’attività vulcanica sull’isola di Ischia è l'Osservatorio Vesuviano – Sezione di Napoli dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv).

La rete si compone di sistemi di monitoraggio della sismicità e delle deformazioni del suolo. Vengono inoltre effettuate misure e campionamenti periodici di acque e gas

Ischia è un complesso vulcanico che ha avuto diversi periodi di attività e ha dato luogo anche a grandi eruzioni esplosive.

L'evento che ha segnato la storia geologica dell'isola è l'eruzione del Tufo Verde dell'Epomeo. L’eruzione, fortemente esplosiva, si è verificata circa 55.000 anni fa, ed è responsabile della formazione di una caldera, che occupava la zona in cui si trova oggi la parte centrale dell'isola. La formazione di flussi piroclastici ha parzialmente riempito la depressione calderica, che nel frattempo era stata invasa dal mare, ed ha in parte ricoperto le zone allora emerse.

Dopo l'eruzione del Tufo Verde, l'attività vulcanica è proseguita con una serie di eruzioni esplosive, fino a circa 33.000 anni fa. Circa 10.000 anni fa, dopo un periodo di stasi relativamente lungo, l’attività è proseguita anche in epoca storica con una serie di eruzioni. L'ultima, avvenuta nel 1302 d.C., ha determinato la formazione della colata lavica dell'Arso.